C’era da scommetterci. Il sindaco dimissionario di Roma Ignazio Marino sta pensando a una nuova clamorosa marcia indietro. La figura è degna di Capitan Tentenna, ma per la poltrona di primo cittadino c’è chi ha mostrato le peggiori facce di bronzo. Marino inoltre sta tirando fuori un po’ di scontrini e al momento non è neppure indagato per le cene apparentemente private messe in conto al Campidoglio. Di qui il ripensamento sulle dimissioni, con l’immediata levata di scudi del Pd, per il quale invece la pratica è archiviata. Il motivo – che il chirurgo fa finta di ignorare – non è il presunto peculato ma il legame politico che non c’è più. Chi lo ha candidato e fatto eleggere gli ha ritirato la fiducia, come gran parte dei romani scontenti del degrado della città. Ora il concetto classico di democrazia vuole che chi è eletto governi per il tempo stabilito. Giusto. Ma una visione moderna non può ignorare il concetto dinamico anche del mandato elettorale. Un concetto che ai puristi farà storcere il naso. Naturale quando si sta connessi anche minuto per minuto, intenti però a guardare al futuro sapendo indossare solo gli occhiali del passato.
L'Editoriale