L'Editoriale

Le promesse di Giorgia si afflosciano

Ieri Giuseppe Conte ha messo in fila tutte le giravolte del governo Draghi, anzi Meloni, ma in fondo è lo stesso.

Con un discorso alla Camera durissimo, e sorprendente per chi è abituato all’opposizione da mammolette del Pd, ieri Giuseppe Conte ha messo in fila tutte le giravolte del governo Draghi, anzi Meloni, ma in fondo è lo stesso.

Ad eccezione dello scaricabarile sui ritardi del Pnrr, che come da regola è colpa di chi c’era prima, la premier si è rimangiata parola per parola le promesse fatte ai suoi elettori. Degli aumenti a lavoratori e pensionati non c’è traccia, gli sbarchi dei migranti sono più di prima, la stessa idea di sovranismo è stata una balla stratosferica, visto che il Mes non è mai stato ratificato dal leader Cinque Stelle “col favore delle tenebre e tenendo all’oscuro il Parlamento” – come dicevano le destre – ma adesso sarà proprio la leader di Fratelli d’Italia ad approvarlo, dopo che la Corte costituzionale tedesca (non italiana, ma tedesca!) le ha tolto ogni scappatoia, tranne quella di portare l’Italia in rotta di collisione con l’Europa.

Da Bruxelles – si dirà – visto quanto mangiano con i soldi del Qatar e di chissà quante altre lobby, non sarebbe male andare al largo. Ma questo è il raccontino per ingenui che Meloni poteva fare in campagna elettorale, non certo adesso che c’è da prendere (se ci riusciamo) i soldi del Piano di ripresa e resilienza.

Così è davvero finita la pacchia, ma non quella degli americani che ci impongono di armare l’Ucraina, o dell’Ue che ci riporta all’austerity. L’unica pacchia che è finita è quella di fregare gli italiani. Che cominciano già a scappare dalla luna di miele con Giorgia e armata Brancaleone al seguito.

 

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