L'Editoriale

Le ragioni per abolire le Regioni

Ci sono troppe poltrone, stipendi e politici da mantenere perché in Italia si possa ragionare su quanto siano inutili e dannose le Regioni.

Le ragioni per abolire le Regioni

Ci sono troppe poltrone, troppi stipendi e troppi politici da mantenere perché in Italia si possa ragionare su quanto siano inutili e dannose le Regioni. Pochi lo ricordano, ma fino al 1970 non esistevano, e non pare che il Paese ne abbia sofferto, anzi fino a quel momento avevamo vissuto il boom economico.

La divisione del mondo in blocchi non consentiva però un’alternanza al governo tra DC e PCI, e per dare un contentino alla sinistra, che soprattutto in Toscana ed Emilia Romagna era maggioritaria, gli fu lanciato un osso con i nuovi carrozzoni. Da allora abbiamo visto disastri, scandali e spese folli senza fine, ma mai quanto accadde col Covid, quando ogni ente pretese di decidere la sua strategia sanitaria, ostacolando in ogni modo Palazzo Chigi. Ne uscì un caos, ma quel protagonismo giovò ai governatori, che in gran parte furono rieletti

Queste Regioni, rafforzate dai poteri ceduti dall’amministrazione centrale con la riforma del Titolo V della Costituzione, e in attesa di nuove prerogative con l’Autonomia differenziata, hanno generato ospedali per ricchi (gli altri restino in lista d’attesa), massacrato il Reddito di cittadinanza boicottando i Centri per l’impiego e – ci dice Legambiente – bloccato la transizione ecologica, autorizzando in tutto il 2022 solo l’1% degli impianti per produrre energia pulita, mentre nello stesso tempo la produzione da carbone saliva del 61%. L’ennesima ragione per abolire le Regioni e distribuirne i compiti tra Stato e Comuni, che di poltrone già da soli ne hanno fin troppe.