Ci sono voluti più tempo e più mal di pancia del previsto – perché anche i nostri parlamentari hanno una coscienza – ma alla fine ieri sera alla Camera è arrivato il via libera in Commissione alla nuova legge elettorale. Il percorso della riforma, ormai nota come Rosatellum, dal nome del capogruppo dem Ettore Rosato, resta accidentato, ma molto probabilmente è con questa norma astrusa che andremo al voto in primavera.
Nelle pagine interne ospitiamo il pensiero di Mario Segni, il leader referendario che ha aperto la stagione del maggioritario e ha incrociato l’unica riforma elettorale che ha davvero funzionato dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica: l’elezione diretta dei sindaci. Questo sistema, a differenza dei modelli cervellotici e illegittimi con i quali abbiamo eletto deputati e senatori, assegna chiaramente a noi cittadini la scelta dei nostri rappresentanti. Era difficile fare qualcosa di simile anche per il Parlamento? No che non lo era, e leader che ragionano da statisti e non da venditori di tappeti avrebbero dovuto cogliere l’occasione di una tale riforma per riavvicinare i cittadini alla politica, restituendo la responsabilità di una decisione che invece continua ad essere usurpata dalle segreterie di partito. Il risultato più visibile è che con gli attuali equilibri alla fine Renzi e Berlusconi si metteranno d’accordo e governeranno con Grillo all’opposizione.
Ma quello che ai nostri piccoli politici sfugge è che anche questo modo di prenderci in giro fa allontanare gli elettori e gonfia le vele di populismi e antipolitica.