L'Editoriale

L’Iran impotente a reagire?

Cosa può fare l'Iran dopo l'attacco israeliano? L'ipotesi è che sia isolata e impotente, con poche strade da percorrere.

L’Iran impotente a reagire?

Cosa può fare ora l’Iran? Il regime di Teheran è impotente a reagire in modo efficace all’attacco israeliano? La prima constatazione è che, nel corso del tempo, anche nei periodi di relativa quiete, Israele ha minato profondamente la potenza iraniana e ha sostanzialmente devastato il sistema di alleanze e forze “proxy” costruito da Teheran in decenni.

La Siria non è più zona franca iraniana, ma è diventato uno stato fantoccio eterodiretto da Arabia Saudita e Turchia, ma a un livello più alto da Israele e Usa. Hezbollah in Libano, dopo l’attacco con i walkie-talkie esplosivi che ha sbriciolato la sua catena di comunicazioni e dopo i pesanti bombardamenti nel sud del Libano e a Beirut, non è più in grado di infastidire seriamente Israele con attacchi di terra o missilistici. Gli Houti dello Yemen, utili per disturbare le rotte nel Golfo Persico e quindi i traffici occidentali, non hanno la capacità militare di attaccare Israele, anche a causa della distanza (2000 km). In Iraq i gruppi di ribelli sciiti sono fuori causa per la mancanza di armi a lungo raggio.

Nel frattempo la pavida monarchia giordana è di fatto al servizio di Israele e USA. La Giordania occupa una posizione geografica vitale in quanto si frappone tra Iran e Israele, insieme a Siria da nord e Iraq da est. Ebbene, Amman lascia che, nel suo spazio aereo, USA e Israele intercettino missili e droni in partenza dall’Iran e talvolta anche la sua aeronautica partecipa alla neutralizzazione delle armi aeree iraniane, come ha fatto nella notte tra giovedì e venerdì abbattendo alcuni droni iraniani. Per questo potrebbe presto pagare un prezzo, subendo una “punizione” da Teheran, ma forse non nell’immediato. La Russia è troppo lontana e troppo invischiata nel conflitto ucraino per poter intervenire. Sembrava, l’anno scorso, che Mosca e Teheran fossero sul punto di stilare un accordo militare simile a quello tra Russia e Corea del Nord, che obbliga ciascun partner a prestare aiuto militare se l’altro è attaccato, ma la firma del trattato Russia-Iran a oggi non si è concretizzata.

Si aggiunga infine che l’Iran, da anni, è fortemente infiltrato dal Mossad israeliano. Senza infiltrazioni profonde – che fanno presupporre una vasta rete di complicità e di agenti iraniani prezzolati – non sarebbero stati possibili molti dei colpi portati da Israele, compresa l’uccisione, giovedì notte, del Capo di Stato maggiore iraniano Bagheri e del capo dei Guardiani della Rivoluzione Salami, che aveva preso il posto del carismatico Soleimani ucciso per ordine di Trump il 2 gennaio 2020. La notte di giovedì, mentre circa 200 aerei israeliani colpivano l’Iran sorvolando Paesi terzi (quasi certamente Giordania e Libano e forse Iraq) oltre che vasti tratti del Mediterraneo, diverse batterie di missili terra-aria iraniani sono state neutralizzate grazie a centinaia di droni che Israele aveva precedentemente piazzato sul suolo iraniano e che sono stati azionati a distanza o addirittura da addetti sul posto. Un’operazione che ha molte similitudini con il recente attacco ucraino contro basi aeree situate in profondità nel territorio russo. È perfino ipotizzabile che i due attacchi – in Russia e in Iran – abbiano un’unica matrice ideativa americana. Comunque sia, il livello di penetrazione israeliana in Iran dimostra di essere altissimo.

Alla luce di tutto questo, l’Iran è un gigante di media grandezza ma del tutto isolato, ampiamente esposto agli attacchi israeliani e/o americani e sostanzialmente impotente a contrastare la supremazia militare di Israele, per non parlare di quella americana, visto che gli Usa con le loro flotte nel Golfo Persico e nel Mediterraneo hanno costruito un efficiente scudo aereo attorno a Israele.

L’unico colpo che l’Iran potrebbe portare – ammesso che le sue capacità non siano state degradate in maniera troppo significativa – sarebbe quello di lanciare contro Israele, in un unico attacco, ondate di centinaia di missili balistici e cruise, alcuni dei quali bucherebbero certamente lo scudo difensivo e colpirebbero sia obiettivi militari sia obiettivi civili (in particolare a Tel Aviv) causando un certo numero di vittime tra la popolazione, con ciò rendendo più costosa e problematica per Israele l’ipotesi un nuovo attacco al Paese sciita. Tuttavia le parole di Netanyahu di ieri mattina (“L’attacco durerà diversi giorni”) sembrano indicare che Israele non sia impensierito dalla possibile risposta iraniana.