L'Editoriale

Majorino e l’identità che conta

Comunque andrà la corsa di Majorino in Lombardia, il Pd avrà salvato la faccia, presentando un nome e una storia di sinistra.

Comunque andrà la corsa di Majorino in Lombardia, il Pd avrà salvato la faccia, perché si sarà presentato agli elettori con un nome e una storia di sinistra. Ascoltare i consigli di De Benedetti o le furbate di Calenda e Renzi, cavalcando la candidatura della Moratti, poteva pure impensierire un po’ di più le destre e il loro governatore uscente Fontana, ma avrebbe sacrificato quei valori che i dem sostengono di difendere.

Così i campi sono chiari, e in politica l’identità paga, perché le elezioni si vincono e si perdono, ma se si perde la faccia non la si ritrova più. In questo quadro i 5 Stelle potranno correre da soli o diventare pure determinanti con l’europarlamentare del Partito democratico: tutto dipenderà dalle cose che intende fare per aiutare le imprese e soprattutto la povera gente, che le cronache nazionali nascondono come polvere sotto al tappeto, ma in realtà è tantissima pure in Lombardia.

Nel Lazio – l’altra regione chiamata tra breve al voto – il quadro è invece diverso, perché il partito di Letta ha scelto l’assessore alla Sanità uscente, D’Amato, che ha sposato il Terzo Polo e buttato via ogni credibilità con la storia dell’inceneritore. Ora che c’è da prendere i voti, D’Amato dice di non volerlo, ma questa era la stessa versione del compagno di partito Gualtieri prima di essere eletto sindaco di Roma.

Qui, dunque, i 5S hanno un argomento forte in più, anche se il sistema di potere della Capitale fa di destre e sinistra fortini quasi inespugnabili. Ma c’è più gloria a cadere con le proprie idee che a piegarsi sotto quelle lontanissime degli altri.

 

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