Dalle destre ufficiali a quelle di complemento, che spaziano da Calenda ai renziani del Pd, il racconto sul Reddito di cittadinanza è sempre lo stesso: voto di scambio, regalo ai perdigiorno sul divano, madre di tutte le truffe e strumento diseducativo.
Giudizi imperdonabili per chi dovrebbe rappresentare nelle istituzioni l’enorme disagio sociale che c’è nel Paese, e invece se ne fotte, girandosi dall’altra parte di fronte a milioni di poveri, e strizzando l’occhio a quel mercato del lavoro smanioso di tornare a sfruttare la montagna di giovani e meno giovani senza alternative agli stipendi da fame.
Per questo, oltre al peccato originale di essere stata introdotta dai Cinque Stelle, la migliore misura di welfare mai presa in Italia è bombardata politicamente e mediaticamente (chi controlla tv e giornali solo in Italia può coincidere con chi siede in Parlamento).
Da ieri, però, la Commissione europea di cui il prossimo governo avrà bisogno per non mandare il Paese in default, ha recapitato non all’Italia ma a tutti i Paesi dell’Unione una raccomandazione ad ampliare il Reddito minimo, cioè l’equivalente del Reddito di cittadinanza, perché la povertà avanza e gli scenari economici non promettono niente di buono sul piano dell’inclusione sociale.
Di qui l’assoluta necessità di uno strumento di protezione economica per più chi ha poco e niente – che peraltro esiste in tutta Europa e nessuno si sogna di stravolgerlo o cancellarlo come ha promesso il partito della Meloni – prima che si allarghi in modo irreversibile la forbice tra i troppo ricchi e i troppo poveri.
Una raccomandazione che si accompagna a quella già inviata sull’adozione del salario minimo. Per i guru interessati delle destre italiane – da Vissani a Briatore – queste priorità restano però un argomento da facinorosi comunisti. O peggio, l’arma elettorale dell’unica forza politica che ha più a cuore le necessità urgenti di milioni di persone piuttosto che gli appetiti di chi storicamente ha fatto man bassa degli aiuti pubblici, privatizzando i guadagni e socializzando le perdite.