L'Editoriale

Palazzo Chigi val bene una figuraccia

Draghi tenterà di far passare i 5S per sabotatori per diletto, quando l’unico che ha sabotato persino il suo governo è stato lui stesso.

Quello che abbiamo visto ieri fare affari e salamelecchi in Algeria non aveva affatto la cera di un premier alle prese col trasloco da Palazzo Chigi. Semmai il suo problema è come restarci rimangiandosi la promessa di non governare senza i 5 Stelle, e giustificare la pantomima delle dimissioni consegnate a Mattarella e subito rifiutate, manco fossero uno il gatto e l’altro la volpe che stanno in società, e di loro – per cantarla con Bennato – ti puoi fidar.

Incassando una fiducia stratosferica domani al Senato, confermare le dimissioni apparirebbe infatti come il capriccio di chi fugge dalle sue responsabilità solo perché una forza politica si permette di non accontentarlo. Dunque serve un altro paravento, che probabilmente gli darà Di Maio, accogliendo un altro manipolo di transfughi dal Movimento, che permetteranno di far passare il concetto di una continuità della maggioranza, in quanto una costola dei 5S è ancora dentro mentre chi se ne va è un’altra cosa, cioè il Partito di Conte.

A tutto questo potrebbe aggiungersi un discorso del premier pieno di promesse, tipo quelle che fece diciassette mesi fa, illudendo persino Grillo, salvo poi smontare pezzo a pezzo il decreto dignità, la riforma della Giustizia, il Superbonus, la transizione ecologica e alla lista ormai manca solo il Reddito di cittadinanza. Per non parlare della presa in giro sul Salario minimo. Tutti impegni che potrebbero ricicciare, facendo passare i 5S per sabotatori per diletto, quando l’unico che ha sabotato persino il suo governo è stato lo stesso Draghi.

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