L'Editoriale

Pechino ci deve risposte

Chi fa giornalismo con serietà non può che tenersi alla larga tanto dai complottisti quanto dai negazionisti. Le fake news sono dietro ogni angolo, e da quando siamo tutti nella rete dei social network i produttori di bufale sono in servizio permanente effettivo. Ma altrettanto è un grave errore far finta di niente quando da mesi girano ricostruzioni sull’origine del Coronavirus nei laboratori cinesi, e i massimi vertici dell’amministrazione Usa, dal presidente Trump al segretario di Stato, Pompeo, accusano apertamente Pechino di scarsa trasparenza.

Se poi salta fuori un servizio della testata scientifica della Rai, il Tgr Leonardo, in cui si descrivono già nel 2015 le ricerche cinesi sul virus che ha infettato il mondo, riportando un dibattito tra gli esperti a livello mondiale sulla pericolosità di tali esperimenti, allora non possiamo che pretendere una chiarezza che c’è assolutamente dovuta per i nostri morti e per il prezzo economico altissimo che stiamo pagando.

Qui la politica non c’entra più nulla. Personalmente ho difeso a oltranza l’accordo della via della seta, sostenendo che l’Italia ha diritto di fare affari con Pechino quanto fanno tutti gli altri, compresi gli americani che da quell’epoca ci bacchettano per aver fatto almeno in questo caso i nostri interessi e non i loro. Ma qui ci sono indizi serissimi sulla creazione in vitro di un nuovo virus, e se già ieri sera hanno cominciato a circolare i distinguo e le precisazioni sulla mutazione genetica rivelata dal servizio della Rai, una giustificazione generica non può bastare. Ciò non significa che dobbiamo dichiarare oggi stesso guerra alla Cina, e consapevoli di come non ci degni di verità sul caso Regeni neppure il ben più piccolo Egitto, ricordiamoci che a Pechino c’è un regime parecchio allergico con la condivisione delle informazioni.

Figuriamoci quindi con l’ammissione di una responsabilità talmente grande da creargli attorno l’indignazione dell’intero pianeta. Adesso però poniamo con forza nuova le domande, e speriamo di avere le risposte presto e convincenti, sennò sarebbe pure il colmo che stiamo a ringraziare i cinesi perché ci mandano un po’ di mascherine.