L'Editoriale

Il premier fa lo sceriffo di Voghera

Con una sberla alla Lega e una al Movimento cinque stelle, Mario Draghi ha messo due paletti su Green Pass e Giustizia.

Il premier fa lo sceriffo di Voghera

Con una sberla alla Lega e una ai 5 Stelle, Mario Draghi ha messo due paletti su Green Pass e Giustizia. Nel primo caso ha umiliato Salvini (leggi l’articolo), affermando che l’invito a non vaccinarsi è un invito a morire e richiudere il Paese, mentre nel secondo non c’è andato molto più leggero, chiedendo l’autorizzazione a porre la fiducia semmai la riforma Cartabia dovesse impantanarsi in Parlamento.

Ora, farsi autorizzare la fiducia non significa chiederla effettivamente, e in conferenza stampa sia il premier che la guardasigilli hanno ripetuto più volte di aver compreso i problemi posti da Conte e dai parlamentari M5S con oltre 900 emendamenti, soprattutto sul fatto che il testo passato in Consiglio dei ministri provocherebbe inevitabilmente grosse sacche di impunità nei distretti giudiziari più ingolfati dai procedimenti arretrati.

Tra il dire e il fare però ce ne passa, e aver ribadito che in caso di mancato accordo il Governo potrà usare l’arma della fiducia ricorda l’assessore sceriffo di Voghera, con la sola differenza che quel signore circolava con la pistola nascosta in tasca, mentre Draghi l’ha esposta platealmente, avvisando i partiti che o si accordano o li costringerà ad andare all’opposizione, così chi resterà in maggioranza potrà farsi la riforma della Giustizia e tutte le altre come gli pare.

Se non vi piace definirlo un ricatto trovate voi un termine migliore, ma nulla sarà peggio che cedere sui principi cardine della legge Bonafede, ristabilendo che in questo Paese per i soliti noti è conveniente delinquere. Fosse anche col revolver della fiducia alla tempia.