Delle due l’una: o ci prendono per i fondelli Renzi e Calenda che chiedono il voto degli italiani per riportare Draghi a Palazzo Chigi, oppure il premier uscente era in vena di barzellette quando ieri ha escluso di essere disponibile per un nuovo mandato.
Fatto sta che di amenità se ne sono sentite parecchie nell’ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio, a partire dall’allusione a un’agenda sociale di ben altra pasta rispetto a quella del leader dei 5 Stelle, Conte.
Alle imprese che non sanno dove sbattere la testa per pagare luce e gas, Mario nostro ha rifilato un pacco nel perfetto stile dell’alta finanza: basterà andare in banca e farsi prestare i soldi necessari, ovviamente da restituire con gli interessi. Così i gruppi energetici incasseranno il dovuto, aspettando con più serenità la scappatoia per non farsi tassare gli extraprofitti.
Le imprese, invece, soprattutto quelle piccole e artigiane, oltre al danno delle bollette senza sconti avranno la beffa di portarsi dietro un nuovo debito, aumentato del tasso dei Btp. Chi ha sparato a zero contro i ristori e tutto quello che fece il governo precedente in un momento altrettanto difficile, come fu lo scoppio della pandemia, ora ha dunque un nuovo paragone.
Da un lato c’è Conte, che raschiò il fondo per aiutare famiglie e imprese, e dall’altro Draghi, con i suoi fan di destra e di sinistra (su questo Letta e Meloni pari sono), per cui prima di tutto vengono i mercati finanziari. E chissà come se la ride a sentirsi chiamare ancora ”il Migliore” mentre si asciuga le mani dalla vasellina.
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