L'Editoriale

Rimescolare i ministri non è male

Visto che di credibilità ce n’ha a strafottere, ieri la politica italiana se n’è giocata un altro pezzo col teatrino del Quirinale.

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Rimescolare i ministri non è male

Visto che di credibilità ce n’ha a strafottere, ieri la politica italiana se n’è giocata un altro pezzo col teatrino del Quirinale. I partiti in confusione e in crisi di leadership si sono presentati all’appuntamento completamente impreparati, come se l’elezione del Presidente della Repubblica fosse una fatalità imprevista. E alla fine di una giornata buttata via (leggi l’articolo) ci hanno pure preso per i fondelli, infilando tra le centinaia di schede bianche i nomi di Dino Zoff, del presidente della Lazio Claudio Lotito, del conduttore del Grande Fratello, Alfonso Signorini, di Amadeus, Bruno Vespa, Piero Angela e compagnia scherzando.

Nel frattempo quattro regioni sono tornate arancione, continuano a morire di Covid tra due e trecento persone al giorno, le bollette sono stratosferiche, a Roma e Milano si vede in giro molta meno gente del solito, come se ci si stia mettendo volontariamente in lockdown, le Borse di tutto il mondo crollano (in Europa solo ieri sono stati bruciati 386 miliardi di capitalizzazione), la Russia è a un passo da riportare la guerra nel Vecchio continente invadendo l’Ucraina. Eppure nulla ha interrotto il minuetto di incontri carbonari e di dichiarazioni più false di una moneta da tre euro.

Si cerca la grande personalità condivisa, ma si gioca a carte coperte, tanto se un comune cittadino non paga i conti alla scadenza lo rovinano, mentre Lor signori possono degnarsi di lavorare quando gli pare. In questo quadro, le quotazioni di Draghi sono scese sia per il Colle che persino per Chigi, rivelando che il Messia adulato da tutti in realtà non è sostenuto da quasi nessuno. Ciò nonostante resta ancora il candidato da battere, e se si arrivasse a un patto di legislatura alla fine andrà al Quirinale, incredibilmente premiato nonostante i pochi risultati realizzati nel suo anno di governo.

La contropartita sarebbe un governo più politico, dove solo tre caselle potrebbero restare ai tecnici: Il premier, il Tesoro e il Viminale. Così tutti i partiti potranno giocarsi le loro carte in vista della campagna elettorale. E qui non sarebbe male rimescolare una serie di poltrone, tipo Sanità, scuola e aiuti alle imprese, in modo da poter vedere che sanno fare le destre e chi da anni non sa far altro che contestare.