L'Editoriale

Sacrificare la stampa è un errore

Chi segue questo giornale da oltre cinque anni sa bene quanto malaffare abbiamo scoperchiato, denunciando una montagna di abusi anche nella pubblica amministrazione. Per poterlo fare liberamente non abbiamo voluto alle spalle editori impuri, cioè soggetti economici che hanno i loro business principali in settori diversi dalla pubblicazione dei quotidiani, e a scanso di equivoci non abbiamo bussato neppure alla porta dello Stato, dove a decidere chi entra e chi no sono la politica e i partiti. Di qui la scelta di non chiedere contributi pubblici, mantenendo il giornale che avete in mano solo con le vendite e la pubblicità. Era il prezzo da pagare – abbiamo sempre pensato – per difendere senza compromessi un sicuro presidio di trasparenza e democrazia. Ora però proprio chi ha fatto di questi stessi valori la sua bandiera rischia di affondare noi e tutti quei giornali che come noi hanno bisogno di stare sul mercato, in quanto sprovvisti di mani forti che provvedono ai loro costi. Oltre che togliere il finanziamento pubblico – che in fin dei conti ammazzerà le agenzie di stampa e pochi giornali minori, facendo però saltare centinaia di posti di lavoro – il sottosegretario con delega all’editoria Rocco Crimi (M5S) vuole togliere l’obbligo dei committenti pubblici di pubblicare come spendono i soldi degli appalti, trasferendo queste informazioni solo su Internet. Parallelamente si è già tagliata per decine di milioni la pubblicità dei giochi dati in concessione dallo Stato, mettendo così sullo stesso piano le lotterie legali e quelle criminali. Crimi sostiene che togliere la pubblicità legale farà bene alle piccole imprese, ma anche questo giornale e quelli indipendenti come noi hanno dietro piccole imprese e di questo non ci si è preoccupati affatto. La trasparenza sugli appalti sarà garantita lo stesso altrove? Può darsi, ma il prezzo vero – ben altro che pochi milioni – sarà quello di spegnere molti radar sui Palazzi e gli abusi del potere. Non proprio la stessa battaglia contro i bavagli all’informazione che anche il Movimento dei Cinque Stelle ha ben combattuto ieri in Europa.