Il popolo dei social, con molto tempo a disposizione e il solito Matteo Salvini a fare da agit prop, è in rivolta contro il premier Giuseppe Conte e la decisione di far ripartire gradualmente il Paese, come se questo fosse un capriccio. I contagi sono in frenata e diminuiscono i morti, anche se solo ieri se ne sono contati 333. Allora perché continuare a stare chiusi in casa, magari a scervellarci su quali lontani e mai sopportati parenti andare a trovare una volta che sarà possibile uscire ma solo per far visita ai congiunti? Ora, chi non ha la mente obnubilata dal Capitano leghista, talmente a caccia di visibilità da invocare manifestazioni suicide di piazza, ha chiaro che una ripartenza del virus cancellerebbe tutti i sacrifici fatti finora, e allontanerebbe per mesi la riapertura delle attività economiche. Chi si appella ai diritti costituzionali come la libertà di movimento, e discetta di dittatura sanitaria, nasconde a sé stesso prima ancora che agli altri i rischi di una situazione fragile, con metà del Paese riuscita a schivare miracolosamente la diffusione del virus. Riaprire subito tutto, per scongiurare che i negozi poi non possano farlo per fallimento è stupido se l’alternativa è non riaprire per malattia. Perciò Conte, anche ieri nella sua visita a Milano, ha dimostrato una lungimiranza non comune in un sistema politico dove l’orizzonte è corto, e ai partiti interessa solo non perdere punti al prossimo sondaggio. Ordinare una ripartenza graduale non è popolare, ma i veri leader sono quelli che sanno fare il bene comune. Anche di chi protesta senza accorgersi di ballare sul Titanic.
Bongiorno conflitti d’interesse
Fosse per certi leghisti dovrebbe dimettersi pure Papa Francesco. Quindi che c’è da meravigliarsi se ieri si sono svegliati con la pretesa di cacciare dal