L'Editoriale

Serve una exit strategy per Putin

Dopo aver fallito l’operazione militare lampo, senza alcuna vittoria e con perdite, Putin ha poche carte con cui trattare una exit strategy.

[deepen resource="articleId=6217b0a2-5504-407e-bd5f-df79e435d380" username="lanotiziagiornaleeditore" password="jT^Ub@VXPz" height="210"]

Per chi non lo sapesse, fare la pace è molto più difficile che fare la guerra. E nel caso ucraino difficilissimo. Dopo aver fallito l’operazione militare lampo, senza alcuna vittoria e perdendo moltissimi uomini e mezzi, Putin ha poche carte con cui trattare una exit strategy.

Da parte sua, Kiev non ha più motivo di concedere parti del Paese ora che ha respinto l’attacco russo sulla capitale, costringendo i nemici a nord a fuggire in rotta verso la Bielorussia, mentre in Donbass gli scontri continuano ad armi pari e Odessa è praticamente inespugnabile. Zelensky, però, ha bisogno di soldi per la ricostruzione, e non può chiudere la partita senza risarcimenti che Mosca non si sogna di dare.

Quindi non ci sono le condizioni nemmeno per far sedere i due leader a un tavolo negoziale, mentre per i colossi Usa e Cina questa guerra è una manna dal Cielo, in quanto Washington ha chi la combatte per lei (gli ucraini) e chi paga il conto (noi), mentre Pechino vede una situazione di crisi ai confini di un suo concorrente commerciale (l’Europa) e indebolirsi il maggiore competitor in Asia (la Russia).

Perciò scordiamoci che qualcuno muova una foglia per mettere fine a questo conflitto, da cui Europa, Russia e Ucraina avrebbero solo vantaggi a uscire se solo si trovasse una strada nuova, con un grande piano di pace finanziato a lunga scadenza dalla comunità internazionale.

Diversamente tutti i protagonisti resteranno prigionieri, aumentando giorno per giorno la destabilizzazione dell’area, e i costi umani e finanziari (per l’Italia c’è il nodo dell’energia) che non possono fare altro che aumentare.