Troppe cose che non tornano. Renzi alza poco poco la voce con i tedeschi che ci impongono le sanzioni alla Russia e poi si fanno i gasdotti con Mosca? Ecco che sui mercati arriva una tempesta che spiaccica le nostre banche. Una coincidenza? Chissà. Chiediamo un po’ di flessibilità sui conti pubblici perché la crisi ci mangia vivi e dobbiamo pure salvare gli immigrati, mentre l’Europa pensa solo a mettere barriere? Dalla Commissione di Bruxelles partono gli insulti, con l’unica rappresentante italiana – la ministra per grazia ricevuta Mogherini – che per non far dispiacere a Juncker si dimentica dove è nata. Siamo sotto scacco, insomma, e i segnali che l’attuale premier può fare la fine di Berlusconi sono evidenti e inquietanti. Ciò nonostante la Cgil, grande nemica del Presidente del Consiglio, lancia segnali di tregua rinunciando a sostenere il referendum contro quel Jobs Act che è visto come il demonio. Perché? Per il semplice fatto che il nostro sindacato è abbastanza realista da capire che a Renzi per ora non c’è alternativa. E siccome nel dna dei confederali c’è il consociativismo, l’esca è lanciata. Ai lavoratori si penserà un’altra volta.
L'Editoriale