Lo ha detto anche Leone XIV che “solo i popoli informati possono fare scelte libere”. Un principio semplice e scontato, che dovrebbe essere alla base di ogni democrazia. Ma che evidentemente, se persino il Papa ha sentito l’obbligo di ricordarlo, dovrebbe far riflettere sullo stato di salute dell’informazione e, quindi, della stessa democrazia. Nel mondo, ma anche in Italia.
Risale a poco più di una settimana fa la pubblicazione dell’ultima classifica di Reporters sans Frontières sulla libertà di stampa in cui il nostro Paese figura al 49esimo posto (su 180 nazioni), retrocesso di tre posizioni rispetto all’anno scorso. Un dato che, tra concentrazioni editoriali e conflitti di interessi dilaganti nel settore privato e ingerenze politiche sul servizio pubblico, stupisce fino a un certo punto. Parliamo del resto di un Paese in cui, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria caccia alle streghe contro chiunque non si adeguasse al verbo del pensiero unico. Ricordate la lista di proscrizione dei putiniani d’Italia sul principale quotidiano nazionale, con tanto di foto segnaletiche di chi osasse criticare la deriva bellicista in Ucraina?
Sono gli stessi giornali, d’altra parte, che oggi plaudono all’elezione di Leone XIV che dal giorno della fumata bianca in Vaticano non fa che ripetere la parola pace. Intanto dalla sedicente stampa libera è scomparso completamente il dibattito sui referendum di giugno (su lavoro e cittadinanza) boicottati dalle destre e indigesti a mezzo Pd (gli ex renziani). Chissà se era a questo tipo di informazione che il Papa si riferiva. Qualche dubbio, al riguardo, rimane.