L'Editoriale

Tirare a campare

Tirare a campare

Stupisce chi si stupisce che Trump parli di “Europa decadente”, di capitali “sovraccariche” di migranti, di “leader deboli”, che “non sanno cosa fare”, che “parlano troppo e non producono”. Non era la prima volta, d’altra parte, che il presidente degli Stati Uniti bullizzava il vecchio continente.

Lo ha fatto saccheggiando le imprese Ue con i dazi al 15% ingoiati, senza fare una piega, da Ursula von der Leyen, entusiasta per il cappio che gli Usa ci hanno stretto intorno al collo spacciandolo per il migliore degli accordi possibili. Lo ha rifatto pretendendo e ottenendo (con la sola eccezione della Spagna) l’incremento degli investimenti Nato al 5% del Pil per acquistare le armi che ci venderà guadagnandoci due volte. Lo ha fatto, ancora una volta, defilandosi dal sostegno economico e militare all’Ucraina e lasciando all’Europa il conto della guerra e della ricostruzione che verrà.

Di fronte all’ultima ondata di contumelie, l’unica replica da Bruxelles è arrivata da un’anonima portavoce della Commissione: “Mi asterrò dal commentare queste affermazioni, salvo confermare che siamo molto orgogliosi e grati di avere leader eccellenti, a partire dalla leader di questa istituzione, la presidente della Commissione europea von der Leyen. Siamo davvero fieri di chi ci guida nell’affrontare le molte sfide che il mondo ci pone”. Tipo il Piano di Riarmo da 800 miliardi per difenderci da nemici inesistenti, sottraendo risorse al Welfare e preparando un apocalittico futuro di guerra ai nostri figli.

Ma chi in Europa sembra messa peggio perfino di bomb der Leyen, è la premier italiana Meloni. Schiacciata tra la sudditanza a Trump – aggravata dalla rivendicata affinità ideologica con il modo Maga rispetto a quella già manifestata con il predecessore Biden – e l’ingombrante sostegno promesso all’alleato Zelensky – sempre più scomodo ed economicamente insostenibile – con l’improvvida scommessa sulla vittoria dell’Ucraina.

Un equilibrismo reso ancora più difficile dal rompete le righe suonato dalla Lega che ha fatto slittare di nuovo il via libera al nuovo decreto armi a sostegno di Kiev. La strategia di Meloni, per ora, resta quella di tirare a campare. Che, come diceva Andreotti, è sempre meglio che tirare le cuoia. Anche se al fronte gli ucraini le cuoia continuano a tirarle sul serio.