A chi capita di frequentare i salotti all’estero viene chiesto spesso qual è il nostro modello industriale. Si vuol sapere, in sostanza, su cosa punta l’Italia per tornare a crescere su livelli decenti, mica quelle percentuali da prefisso telefonico che ci condannano all’ultimo vagone sul treno già di per se lento dell’Europa. Una domanda perfida, perché chi la pone sa perfettamente che il vecchio modello industriale è sepolto da un pezzo. Una sorte simile a quella dell’agricoltura che, a discapito della nostra tradizione enogastronomica, soffre da morire. Restano quindi il terziario e i servizi, con in prima fila il turismo. Il nostro petrolio, è stato definito. Se però guardiamo cosa si fa per attrarre i visitatori, è chiaro che questo petrolio non lo vogliamo. E l’uscita del governatore del Veneto, Zaia, che propone di limitare i turisti a Venezia ne è la prova lampante. Sulla nostra economia siamo un Paese schizofrenico, incapace di diventare campioni in qualsiasi cosa, persino quando si tratta di segnare a porta vuota, grazie a una penisola piena di bellezza che ci ostiniamo a non far fruttare.
L'Editoriale
Turismo, una miniera che l’Italia non sfrutta
Stiamo rinunciando a sfruttare l’unico “oro nero” che c’è rimasto: il turismo