L'Editoriale

L’ultima carta del premier Draghi

Draghi è corso al Colle, ma non per farsi da parte - cosa a cui non pensa minimamente - ma per blindarsi meglio.

In un Paese con un terzo dei pensionati che prende meno di mille euro al mese e oltre un lavoratore su cinque che guadagna meno del Reddito di cittadinanza, come emerge dall’ultimo Rapporto Inps, il premier non ha bisogno di altri motivi per andare al Quirinale e trarre le conclusioni. Esattamente il contrario di quello che è successo ieri.

Alla Camera i Cinque Stelle – cioè la forza politica che più di tutte chiede risposte all’enorme disagio sociale, pretendendo subito il salario minimo e maggiori sostegni al welfare – si sono stufati di essere ignorati e non hanno votato il Decreto aiuti, mettendosi così a un passo dall’opposizione.

A questo punto Draghi è corso al Colle, ma non per farsi da parte – cosa a cui non pensa minimamente – ma per blindarsi meglio, anche perché alla danza macabra che gli ruota attorno si stanno aggiungendo rinforzi da tutte le parti, compreso Berlusconi che ha chiesto formalmente una verifica di governo.

Niente di irreparabile, quanto un regolamento dei conti nel Centrodestra, per cambiare i ministri o averne uno in più, se non per battere un colpo mentre Fratelli d’Italia e Lega cannoneggiano Palazzo Chigi dall’interno e dall’esterno della maggioranza, nel caso di Salvini col pretesto delle leggi sui diritti civili.

Ora non possiamo sapere cosa si siano detti Sergio e Mario, ma a quanto si intuisce si sono preparati alla specialità del Circo Italia, cioè il numero del Presidente del Consiglio che si rimangia la parola data. Così, malgrado siano passati pochi giorni dalla promessa che l’attuale Esecutivo non andrà avanti senza i 5S, improvvisamente tutto ciò non è più impossibile.

Un modo per dire a Conte che se anche andrà fino in fondo, mollando questo governo alle destre con le stampelle di Pd e centristi, la legislatura continuerà, facendo passare lo strappo del leader M5S per il nuovo Papeete.

Nulla di più falso, perché The original chiedeva i pieni poteri mentre l’ex premier Cinque Stelle ha semplicemente un’agenda di emergenze per aiutare la povera gente e le imprese in difficoltà. E se Draghi proprio oggi presenterà ai sindacati il salario minimo, non è ancora detto che Conte riesca a rompere davvero.