L'Editoriale

Un governo allergico ai controlli

La maggioranza ha pensionato la Corte dei Conti. Dimostrando ancora una volta che questo governo è allergico ai controlli.

Un governo allergico ai controlli

La scusa è la stessa che aveva portato all’abolizione del reato di abuso d’ufficio: liberare i nostri amministratori dalla paura della firma. Solo che questa volta il governo di Giorgia Meloni ha voluto alzare il tiro: perché cancellare un reato – deve essersi chiesto – quando puoi eliminare direttamente i controlli? E, già che ci sei, abbassare di oltre due terzi le sempre più improbabili sanzioni?

Ed è così che sabato 27 dicembre, in un Senato semi-deserto, con gli eletti smaniosi di gettarsi nel tourbillon delle feste, l’esecutivo più a destra della storia repubblicana ha pensionato la Corte dei Conti. Pardon, l’ha “riformata”, come piace dire al centrodestra quando smantella pezzi di Costituzione o mette mano a pesi e contrappesi tra poteri dello Stato.

Tra le altre amenità, la “riforma” prevede che d’ora in poi ci sia un limite al risarcimento che potrà essere posto a carico di amministratori, dirigenti e funzionari condannati per danno erariale. Il risarcimento, cioè il ristoro per un atto compiuto contro la collettività, è ora limitato al 30% degli importi accertati o a due annualità di stipendio del reo. Il resto, quel 70%, sarà invece a carico dello Stato, cioè dei cittadini, cioè delle vittime del reato commesso dall’amministratore pubblico. Un paradosso quasi ridicolo, se non fosse tragico. Tanto che gli stessi giudici contabili hanno definito quella votazione del 27 dicembre in un Senato semi-deserto “una pagina buia per i cittadini”. Come dar loro torto?