’Cera una volta il Re Sole, la monarchia assoluta che decideva della vita e della morte dei sudditi. Poi venne la democrazia e la promessa dello Stato di diritto che prendeva il sopravvento. A vedere dove siamo arrivati, quella promessa oggi è un’illusione. Chi governa non decide più solo dei propri sudditi, ma anche di migliaia di persone in marcia da ogni parte del mondo, spedite o respinte dall’Europa a seconda di come gira al signore di turno. Navi cariche di uomini sono al centro di una lotteria dove fino a qualche settimana fa vinceva quasi sempre l’Italia, costretta a fare da Paese di approdo per tutti. Adesso, grazie ai metodi sicuramente rudi ma di certo efficaci dei ministri Salvini e Toninelli, a questa riffa partecipano anche Spagna, Malta e palesemente a malincuore la Francia, sbarcando però i profughi raccolti dalle Ong non sulla base di un piano condiviso e razionale, ma a seconda della benevola concessione rilasciata volta per volta da chi cede per primo alle pressioni mediatiche e internazionali. In una parola, siamo tornati ad attribuire ai governanti europei, benché eletti, un diritto di vita e di morte che nulla ha a che fare con lo stesso mandato conferito dagli elettori. È accettabile tutto questo? No che non lo è, ma se a un problema non si sa trovare una soluzione alla fine lo spazio lasciato vuoto dalle regole sarà necessariamente occupato da decisioni dispotiche e irrazionali, dove a vincere è sempre il più forte. E in questo campionato l’Italia non ha mai brillato, anche se adesso con nuovi capitani non siamo più la squadra cenerentola del torneo.
L'Editoriale
Una lotteria sulla vita dei migranti
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