Se facessimo l’elenco di tutti i politici che cambiano bandiera non basterebbero tutte le pagine di questo giornale. Dunque, non meraviglia l’ultima voltagabbana, l’eurodeputata Caterina Chinnici passata dal Pd al gruppo di Forza Italia, a ruota con l’ex M5S Giancarlo Cancelleri, uscito dal Movimento quando Conte gli ha negato l’ennesima poltrona.
Sia Chinnici che Cancelleri, entrambi siciliani, sono stati candidati alla presidenza della loro Regione sfidando il partito dell’attuale governatore, Renato Schifani, con il quale adesso diventano pappa e ciccia. Più che di trasformismo, o di gattopardismo visto che siamo nell’Isola di Tomasi di Lampedusa, qui si tratta di altro. La “reunion” di avversari politicamente così lontani può avvenire solo se in fondo i loro partiti sono la stessa cosa, o è riuscito a emergere chi porta con sé valori ben diversi da quelli dei propri elettori.
Così i cittadini sono spartiti tra destra e sinistra, ma appena chiuse le urne, comunque vada, i partiti fanno poi le stesse cose. Con casi strabilianti, come quello della Meloni, stravotata perché stava all’opposizione di Draghi e una volta arrivata a Palazzo Chigi diventata più draghiana dell’originale.
Per questo è necessario che gli elettori, almeno quelli più consapevoli, non si facciano usare come carne da cannone di un sistema unico, ma agiscano, protestino, mettano sotto pressione le forze politiche, come farà oggi a Roma una manifestazione spontanea a Piazza Santi Apostoli. Popolo contro l’élite con un motto solo: franza o spagna, purché se magna.