Lavora duro in silenzio e lascia che sia il tuo successo a fare rumore. Il giorno dopo l’irresponsabile manifestazione delle destre, che hanno rischiato un focolaio di Covid a Roma solo per vomitare sul Governo le stesse accuse che sentiamo da mesi, il Presidente del Consiglio ha presentato le linee guida per la ripresa economica. Un percorso che sarebbe stato legittimo attendersi senza compagni di viaggio ostili a prescindere, come Salvini e C. o la Confindustria, trasformata dal neo-presidente Bonomi in una dependance leghista, tanto da definire la politica dell’Esecutivo peggio del virus.
Conte invece ha spiazzato tutti, e con un discorso da statista ha persino giustificato le opposizioni in piazza, coinvolgendole nei prossimi Stati generali dell’economia, insieme a quegli industriale che lo hanno paragonato al Covid. In un’Italia divisa e in ginocchio, dove ognuno pensa per sé e tutti portano acqua solo al proprio mulino, il premier ha aperto un metodo nuovo. Non si tratta qui del solito consociativismo, di concertazione o di spartizione alla maniera della Prima repubblica – per chiamare le cose con il loro nome – ma di collaborazione nella stesura di quella strategia industriale che è sempre stata assente nel processo di sviluppo del Paese.
Una politica che traccia le priorità nel solo interesse dei cittadini, senza scendere a patti con i poteri forti, come Conte ha chiarito confermando che la revoca della concessione delle autostrade va avanti. Una pagina nuova che può aprirci al futuro, se solo le opposizioni e le parti sociali sapranno esserne all’altezza.