Elezioni comunali, è già allarme brogli. Da Nord a Sud foto nei seggi, schede scomparse e 20 euro in cambio del voto

Nella tornata elettorale più indecisa degli ultimi anni, una cosa è certa: già spuntano i primi casi di brogli. Ecco quali, tra foto e soldi. Caos a Napoli.

Nella tornata elettorale più indecisa (prendiamo Roma) degli ultimi anni, una cosa è certa: tra (presunti) brogli e (oggettive) intimidazioni, lontano dalle luci dei riflettori, nei piccoli centri (e non solo), le ombre di un voto non proprio regolare ci sono, eccome. La Notizia ha già raccontato come, durante la campagna elettorale, da Sulmona a Scalea fino in Sardegna non sono stati pochi gli episodi che hanno contraddistinto la corsa alle comunali tra minacce, proiettili fatti recapitare a casa del candidato scomodo, gatti morti e santini imbevuti di soda caustica al fine di ferire, ancora una volta, l’aspirante consigliere non gradito a determinati cerchi criminali.

Ma non basta. Già, perché anche nel giorno delle elezioni, i casi di minacce, presunti tentativi di compravendita dei voti e, dunque, di brogli, non sono stati pochi. Anche a Roma, d’altronde, sono scoppiate le polemiche dopo il comunicato di Giorgia Meloni e dei suoi alleati, il cui tono è stato a dir poco piccato: “Il Comune di Roma – si legge nella nota – ha sbagliato nello stampare le liste elettorali affisse all’interno dei seggi e quindi la coalizione che sostiene Giorgia Meloni sindaco non è identificabile: mancano, infatti, il nome del candidato sindaco e quello del candidato presidente del municipio sopra i partiti e le liste che li sostengono”.

Ma spostandoci ad esempio a Napoli i casi diventano ancora più inquietanti. L’episodio più eclatante è capitato fuori al seggio dell’istituto Palizzi, in piazzetta Salazar, nel cuore della città partenopea, alle spalle di Piazza Plebiscito. Le immagini, pubblicate da alcuni siti locali, mostrano l’arrivo di una volante della polizia dopo la denuncia di una cittadina, che ha documentato come alcuni uomini avvicinassero elettori per dare indicazioni di voto. Ad operazione avvenuta, la contropartita sarebbe la consegna di 20 euro.

Napoli

 

Ma non è l’unico episodio che ha distinto la giornata di voto a Napoli. Rosario Maresca, candidato consigliere comunale per Luigi De Magistris (lista DeMa), già in mattinata ha pubblicato questa foto:

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Insomma, una foto – pubblicata su facebook – da cui emergerebbe che il votante sia stato costretto a “documentare” la sua preferenza per Valeria Valente e un determinato candidato consgliere (ovviamente i nomi sono oscurati). Anche il commento di Maresca, d’altronde, è chiaro: “Dai Colli Aminei ci arriva questa segnalazione….elettori costretti a fotografare il proprio voto per il PD accanto al proprio documento di identità in modo da poter dimostrare di aver votato per questi soggetti”. Pronta, però, è arrivata la replica del Partito Democratico napoletano che ha comunicato di aver sporto denuncia in quanto si tratterebbe di una foto “posticcia”, dunque falsa.  Maresca, però, a sua volta ha risposto affermando che sarà ben lieto di presentarsi in tribunale per denunciare quanto accaduto.

Insomma, il clima è molto teso. Gran parte dei controlli e delle denunce, peraltro, sono state fatte da una sorta di “controllo popolare” organizzato dai ragazzi del centro sociale (ex opg) Je so’pazz che, resistendo a quanto pare anche a minacce e pressioni, hanno cercato di assicurare lucidità e trasparenza al voto e garanzia ai votanti. Ebbene, i casi denunciati dai ragazzi non sono pochi. Per dire: in un seggio del famoso e popoloso quartiere Sanità, è stato trovato nella cabina elettorale un fac-simile che indicava di votare due personaggi di una lista di Gianni Lettieri. Qui di seguito la foto:

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Per non parlare, poi, del continuo scambio di santini, dentro e fuori i seggi. “Fuori ai seggi – scrivono i ragazzi sulla loro pagina facebook – i candidati importanti hanno portato le sedie: stringono mani, parlano a telefono, circondati da scagnozzi. Hanno rappresentanti in ogni sezione e squadre di 7-8 persone che si dividono militarmente i compiti. Abbiamo visto una signora che, indicando il certificato timbrato, veniva invitata a passare alla sede del candidato per un rinfresco”.

Ma non è finita qui. Perchè spostarsi a Battipaglia, comune del Salernitano nel quale si concentrano sette dei 14 nomi di candidati definiti “impresentabili” dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Qui un elettore è stato sorpreso a fotografare con un telefonino cellulare la scheda dopo aver espresso il proprio voto. A Castellammare di Stabia due elettori sono stati sorpresi, in due distinti episodi, mentre con telefoni cellulari, dopo aver votato, fotografavano le proprie schede elettorali. A entrambi – si apprende dalla Polizia – gli agenti hanno sequestrato i telefonini ed entrambi saranno denunciati.

GLI ALTRI CASI, DALLA PUGLIA ALL’UMBRIA – Insomma, il caos più totale. Anche in altre Regioni. Siamo a Massafra, vicino Taranto. Anche qui la denucnia è decisamente pesante. Schede elettorali consegnate già votate in favore di Forza Italia. Una denuncia avanzata dal Partito Democratico di Massafra “che ha già chiesto l’intervento dei carabinieri e quello della Prefettura di Taranto su almeno due episodi avvenuti in due seggi elettorali”. La nota stampa diffusa dal Pd è chiarissima: “Due elettori, appena hanno aperto la scheda ricevuta dallo scrutatore, hanno trovato che era già votata in favore del candidato Sindaco di Forza Italia. Il primo episodio è accaduto nel seggio 10, del quartiere Pratofiorito. I nomi espressi sulla scheda erano quelli di candidati consiglieri dello schieramento del candidato sindaco di Forza Italia”. Infine, a Rivo di Puglia, un presidente di seggio è stato sospeso dal servizio perché avrebbe messo da parte tre schede (poi finite in nella borsa di un altro addetto del seggio) ed è stato scoperto dai rappresentanti di lista. Stesso dicasi in Umbria. A Città di Castello il rappresentante di seggio del Movimento Cinque Stelle ha denunciato la scomparsa di schede elettorali, che probabilmente dovevano essere utilizzate per “inserirle” in urna dopo. A votazione già terminata.

Tw: @CarmineGazzanni