Estorsione con metodi mafiosi agli imprenditori. Arrestata a Latina l’ex consigliera regionale del Pdl Cetrone. Usava uomini del clan Di Silvio come esattori

L’ex consigliere regionale del Lazio del Pdl, attuale coordinatrice regionale del partito “Cambiamo! con Toti”, Gina Cetrone, è stata su ordine del gip di Roma dagli uomini della Squadra Mobile di Latina. Con lei sono finite in carcere anche altre quattro persone: Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli. Le accuse, a vario titolo, sono di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso. Le indagini, coordinate dalla Dda di Roma, si basano anche sul contributo dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Riccardo Agostino. I fatti risalgono alla primavera del 2016. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Gina Cetrone e il marito Umberto Pagliaroli nell’aprile del 2016, chiesero -secondo quanto si legge nell’ordinanza – “l’intervento di Samuele e Gianluca Di Silvio e Agostino Riccardo per la riscossione del credito” vantato nei confronti di un imprenditore dopo avere ‘incassato’ l’autorizzazione di Armando Di Silvio detto Lallà, capo dell’associazione di stampo mafioso”.

Cetrone e il marito avrebbero convocato l’imprenditore presso la loro abitazione intimandogli il pagamento immediato della somma di denaro dovuta impedendogli di andare a bordo della sua auto. “In questo contesto – è detto in una nota – i Di Silvio e Riccardo minacciavano l’imprenditore prospettando conseguenze e ritorsioni”. Una azione violenta che, stando all’accusa, avrebbe ottenuto risultati immediati alla luce del fatto che il giorno successivo la vittima dell’estorsione si e’ recata in banca e dietro “la stretta sorveglianza dei Di Silvio e Riccardo” che lo attendevano fuori dalla filiale, ha effettuato un bonifico di 15 mila euro in favore della società di Cetrone e Pagliaroli.

Non solo: “per il disturbo” l’imprenditore consegno’ 600 euro ai tre.L’ex consigliere regionale Gina Cetrone fece un accordo con il clan dei Di Silvio per ottenere la massima visibilità per la sua candidatura, nel 2016, a sindaco di Terracina in cambio di un contributo di 25 mila euro. All’ex consigliera regionale in questo capo di imputazione è  contestato il reato di concorso in violenza privata. Il gip fa riferimento all’episodio di violenza messo in atto ai danni di due addetti al servizio di affissione dei manifesti degli altri candidati costretti da uomini del clan a mettere in evidenza quelli della Cetrone rispetto agli altri. L’accordo stretto con i Di Silvio prevedeva, infatti, l’affissione “anche abusiva” dei manifesti elettorali della Cetrone a “scapito degli altri candidati”. “Non coprite Gina Cetrone altrimenti succede un casino… fatevi il vostro lavoro e noi ci facciamo il nostro”, la minaccia che Agostino Riccardo, uomo legato ai Di Silvio, fece ai due addetti. In particolare Riccardo, diventato collaboratore di giustizia, sentito dagli inquirenti nel luglio del 2018 ha raccontato che “Cetrone si era lamentata perché la sua visualizzazione non era buona, non si vedeva abbastanza bene nei manifesti di Terracina”.