Europee, Pizzarotti boccia le parlamentarie

di Alessandro Ciancio

I criteri di selezione online dei candidati alle elezioni europee continuano a far storcere la bocca a centinaia di attivisti pentastellati. Tra questi anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che ieri non ha nascosto le sue perplessità sulla procedura messa a punto dal duo Grillo-Casaleggio: «È un dato di fatto che in tutti i territori si è candidata gente che noi non abbiamo mai visto» ha ammesso. «Questo non è un valore aggiunto o un valore negativo, ma questo vuol dire che non si sono spesi per il territorio. Non so quali competenze possano esprimere rispetto ai temi da portare avanti. È vero che sono temi europei però l’attivismo è sempre stata una delle basi fondanti del movimento. E in questo modo viene un po’ fatto cadere».

Per Pizzarotti nelle amministrative sul territorio i candidati «sono tutte persone che conosciamo, quindi attivisti di lungo e medio corso». Mentre è più difficile avere la stessa conoscenza «per elezioni più ad ampio raggio dove basta essere iscritto». Comunque molto dipenderà anche dal risultato delle consultazioni online, le cosiddette parlamentarie volute dal duo Grillo-Casaleggio: «Spero siano poi premiati quelle persone conosciute sul territorio. Diversamente, perché dovrei votare uno sconosciuto? Avere avuto un controllo del territorio dava un valore aggiunto per un tessuto di attivismo territoriale, questo è venuto sicuramente a mancare con questa modalità».

Pizzarotti ha poi spiegato che, per le elezioni europee, «si parla di una macroarea ma per la prima votazione a livello regionale si potevano raccogliere le candidature con un po’ più di tempo. Siamo arrivati un po’ troppo a ridosso delle elezioni, si poteva costruire una rete territoriale con l’impegno di tutti per avere un rapporto più diretto con le rappresentanze». Modalità che per il sindaco a 5 stelle sono comunque migliori di quelle degli altri partiti: «Guardando il bicchiere mezzo pieno rispetto a quei nomi sconosciuti che propongono i partiti che decidono tra loro sulla base della spartizione, penso sia un grande passo avanti per l’Italia». Resta comunque un dato di fondo incontetabile: presentarsi alle europee «è un contesto sicuramente più comodo rispetto alle regionali o alle elezioni dei piccoli Comuni dove c’è tanto lavoro ma poco conosciuto dal punto di vista mediatico». C’è insomma il rischio concreto di «dare più spazio a persone che potrebbero cambiare idea e potrebbero non avere valori così consolidati a lungo termine».