Fabio Ridolfi: la storia dell’uomo immobilizzato da 18 anni e il suo appello per morire

Fabio Ridolfi è un uomo di 46 anni che vive immobilizzato nel letto di casa dei suoi genitori. Ha espresso il desiderio di morire.

Fabio Ridolfi: la storia dell’uomo immobilizzato da 18 anni e il suo appello per morire

Fabio Ridolfi ha 46 anni e da 18 lunghi anni è immobilizzato su un letto. Più volte ha espresso e fatto richiesta di morire perché la sua condizione è diventata insostenibile.

Fabio Ridolfi: la storia dell’uomo immobilizzato da 18 anni

Fabio Ridolfi è da 18 anni immobilizzato su un letto. Riesce solo a muovere gli occhi e a comunicare attraverso un computer. Nel 2004, poco prima di compiere 28 anni, Fabio era a casa dei genitori e all’improvviso accusa un malore. Immediatamente, vengono chiamati i soccorsi e portato in ospedale. La diagnosi è terribile: un’emorragia di un’arteria nel cervello che gli ha provocato una tetraparesi irreversibile.

Fabio, oggi, ha 46 anni e vive immobile nella stanza della casa dei suoi genitori a  Fermignano (in provincia di Pesaro Urbino). Il 46enne, assistito dall’Associazione Luca Coscione, ha fatto richiesta di suicidio assistito perché la sua condizione è diventata insostenibile. “Fabio chiede di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore, con le modalità più veloci e rispettose della sua dignità. È un suo diritto, sulla base della sentenza della Corte costituzionale nel caso Cappato/Antoniani”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Il suo appello per morire

Fabio nell’ottobre del 2006 chiese pubblicamente di essere aiutato a morire, senza essere ascoltato dalle istituzioni. Si legge nel comunicato dell’Associazione Luca Coscioni che è in attesa di una risposta già da due anni: Fino al 2020, quando scopre che adesso è diventato possibile, per le persone nelle sue condizioni, ottenere aiuto medico alla morte volontaria e porre fine alle proprie sofferenze. Così chiede a suo fratello Andrea di avviare le pratiche burocratiche per poterne fare richiesta. Dopo più di un anno, può quindi rivolgersi all’Asur per ottenere le verifiche del suo caso e il parere del Comitato etico”.

Così, come ultimo gesto, con il sostegno sempre dell’Associazione Luca Coscioni, ha deciso di rendere pubblica la sua richiesta di morire: “Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno, la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”.

 

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