La Polizia di Stato, su delega della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Catania, ha arrestato un 32enne, catanese, Giuseppe D’Ignoti, per apologia di terrorismo mediante strumenti telematici. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale del capoluogo siciliano su richiesta della Procura che ha coordinato le indagini condotte dalla Sezione antiterrorismo internazionale della Digos di Catania e dalla Direzione centrale della Polizia di Prevenzione.
D’Ignoti si trovava già in carcere dall’ottobre 2017, per reati commessi nei confronti dell’ex convivente di nazionalità ucraina. L’indagine dell’Antiterrorismo, che si è incentrata sull’acquisizione delle dichiarazioni di numerosi soggetti, localizzati in tutta Italia, in contatto su Whatsapp con il 32enne, ha accertato che D’Ignoti, sin dal 2016, aveva iniziato a svolgere un’intensa attività di proselitismo su vari gruppi Whatsapp, nei quali si celava sempre sotto lo pseudonimo di “Ahmed”, fingendosi di nazionalità egiziana.
L’uomo inviava video ed immagini delle milizie dell’Isis, scene cruente di uccisioni e decapitazioni, e i cosiddetti canti Nasheed inneggianti all’Isis e alla Jihad, fornendo una visione estremistica e radicalizzata della fede religiosa islamica, anche con lo scopo di far osservare rigorosamente alle donne i dettami della religione musulmana.
In particolare il giovane, dopo aver incitato alla jihad, e dopo aver invitato ad uccidere gli infedeli e a conquistare l’Occidente, pur suscitando la disapprovazione da parte di molti altri partecipanti, affermava che quelli che la pensavano come lui erano presenti in modo capillare sul suolo italiano e pronti ad agire. Significative alcune intercettazioni in cui il catanese inviava gli inni e incitava a prendere un fucile o un coltello ed andare ad ammazzare qualcuno ovvero a “fare pulizia di Milano, della Calabria…” manifestando odio verso qualsiasi cosa rappresentasse l’Occidente.
Gli accertamenti tecnici compiuti dalla Polizia postale di Catania sulla memoria del telefono e sulla cronologia del browser hanno consentito di rintracciare molte prove a carico di D’Ignoti, nonostante avesse anche tentato di cancellarle. Tra queste anche quelle riferite a Giulia Sergio, detta Fatima, ovvero la prima ragazza italiana che ha aderito alla Jihad trasferendosi nel 2015 in Siria e che è stata condannata per terrorismo, nonché un video di fustigazione delle donne sotto le leggi della Shari’a.
Nel corso delle indagini è stato accertato che la conversazione all’Islam di D’Ignoti sarebbe avvenuta nel carcere di Caltagirone, nel 2011, dove il 32enne stava scontando una pena di 5 anni per violenza sessuale. In quell’occasione sarebbe in contatto con un cittadino marocchino, allora 31enne, rimpatriato nel 2017 dopo che fu trovato in possesso di un vessillo dell’Isis.