Falso Capitale. Chiesto il rinvio a giudizio per Virginia Raggi per la nomina del fratello di Marra

Falso Capitale. La Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per la Raggi sulla nomina di Renato Marra

Era ormai una sorta di atto dovuto. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per falso per la sindaca di Roma Virginia Raggi, nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di Renato Marra, il fratello di Raffaele, ex capo del personale capitolino già a processo per corruzione insieme all’immobiliarista Sergio Scarpellini. Caduta invece l’accusa di abuso d’ufficio perché, secondo i magistrati, manca l’elemento soggettivo del reato. La Procura ha comunque accolto parte delle giustificazioni della sindaca, riconoscendole anche la di non aver aggravato la sua posizione cercando di occultare il presunto reato. La falsa dichiarazione sta nella lettera inviata al capo dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, in cui attestava che la scelta di nominare Marra era stata solo sua. Fatto che dalle intercettazioni acquisite agli atti non sembra essere vero. Archiviata in questo procedimento la posizione del suo ex capo segreteria, quel Salvatore Romeo che si scoprì aver sottoscritto alcune polizze vita indicando la Raggi come beneficiaria. Chiesto il processo invece per Raffaele Marra, accusato di abuso per la nomina del fratello Renato. I magistrati hanno chiesto l’archiviazione anche per Ignazio Marino e Gianni Alemanno, anche loro indagati per abuso d’ufficio per una serie di nomine fatte durante i loro mandati.

Dai toni trionfalistici, anche se senza una giustificazione, la reazione della Raggi. “Per mesi i media mi hanno fatto passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai cittadini romani. E sono convinta che presto sarà fatta chiarezza anche sull’accusa di falso ideologico”, ha scritto la sindaca in un post su Facebook, rallegrandosi della rinuncia della Procura a procedere per l’abuso ufficio, ma sorvolando splendidamente sul falso e la mancanza di chiarezza su tutta la vicenda, che la stessa prima cittadina ha contribuito a creare blindando quel Raffaele Marra, di cui ha promosso il fratello, poi finito agli arresti con l’accusa non modesta di corruzione.