Sulla corruzione in Ucraina il ministro Crosetto ha detto: “Non giudico per due corrotti”. E i giornali parlano di “ondata di propaganda russa”. Ma dove sarebbe la propaganda?
Attilio Volani
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Gentile lettore, l’ondata di propaganda russa è una delle vergognose invenzioni di una stampa infima. Quelli che parlano di propaganda russa sono gli stessi che hanno chiuso tutte le testate e i canali russi in Europa. Il Corriere della sera ha chiesto un’intervista al ministro Lavrov e poi, forse piegandosi a qualche diktat censorio o forse motu proprio, non l’ha pubblicata. Sono gli stessi che impediscono agli artisti russi di partecipare a mostre e dirigere orchestre. Gli stessi che hanno cancellato la conferenza del prof. D’Orsi a Torino e che sbarrano le università a chi non s’adegua al pensiero unico. Gli stessi che a Firenze hanno coperto con un telo nero la statua di Dostoevskij (pericoloso putiniano di due secoli fa). Hanno espulso i russi da tutte le competizioni sportive e canore, hanno escluso i gatti russi dalle mostre internazionali di felini e hanno la faccia di dire che c’è la propaganda russa. Se non fosse tragico, sarebbe comico. Quella che chiamano propaganda è la dura verità dei fatti: i poveri ucraini andavano a morire al fronte e intanto gli amici del “sistema Zelensky” si costruivano case con water e bidet in oro massiccio, tenevano centinaia di migliaia di euro nei cassetti della cucina, svuotavano i fondi europei, ricattavano le aziende appaltatrici dicendo: o ci date la tangente o mandiamo tutti i vostri operai al fronte e così siete rovinati. Questo è. La propaganda la fanno i fatti.
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