Fatti veri, correttamente esposti: La Notizia non diffamò FdI

Il Tribunale di Roma dà torto al partito della premier. Pedullà: “Articolo de La Notizia pertinente e di pubblico interesse”.

Fatti veri, correttamente esposti: La Notizia non diffamò FdI

A dare la notizia sui suoi canali social della conclusione di una vicenda giudiziaria (in sede civile) che lo riguardava, in qualità di direttore di questo giornale all’epoca dei fatti, è il vice capo-delegazione M5S al Parlamento europeo, Gaetano Pedullà: “L’articolo pubblicato dal quotidiano La Notizia il 28 ottobre 2020, all’epoca in cui ero direttore, sulla condanna di un importante esponente di Fratelli d’Italia a 20 anni di reclusione (venti anni!!!) per rapporti con la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna è stato giudicato – ha spiegato il deputato Ue – corretto e perfettamente rispondente ai criteri di verità, pertinenza e interesse pubblico”. Un articolo per il quale “il partito Fratelli d’Italia, nella persona del segretario nazionale Roberto Carlo Mele”, aveva chiesto “la mia condanna per diffamazione”, ha ricordato ancora Pedullà.

La Notizia non diffamò Fdi: la sentenza

Nello specifico, per l’articolo intitolato “Fratelli d’Italia e di ‘ndrangheta. Venti anni all’ex uomo della Meloni. Così le ‘ndrine gestivano gli affari in Emilia-Romagna. Inflitte 42 condanne per 217 anni di reclusione”, secondo il giudice civile del Tribunale di Roma, Marco Giuliano Agozzino, deve “escludersi che la pubblicazione contestata, e in particolare la sua intitolazione, presenti caratteri diffamatori”. Come si legge nelle motivazioni della sentenza, “la notizia espressa nel corpo dell’articolo appare infatti sintetizzata nel titolo con espressioni ed accostamenti attentamente ponderati, laddove viene riassunta la vicenda di Giuseppe Caruso, ex iscritto a Fratelli d’Italia e condannato a venti anni per i fatti riportati”.

Ma non è tutto. “L’inciso ‘Fratelli d’Italia e di ‘ndrangheta’, lungi dall’associare in modo malizioso e suggestivo il partito politico, viene utilizzato per qualificare uno dei protagonisti della vicenda”. Del resto, scrive il giudice, “che tale sia il senso dell’espressione è confermato dall’inciso successivo, allorché l’autore aggiunge ‘…venti anni all’ex uomo della Meloni’, lasciando chiaramente intendere che l’accostamento tra Fratelli d’Italia e ‘ndrangheta non richiama il binomio partito politico/associazione mafiosa ma è da correlare ad una specifica persona fisica”. Deve dunque escludersi, prosegue la sentenza, “che dall’intitolazione della pubblicazione possa trarsi l’idea di una generalizzata collusione tra Fratelli d’Italia e la ‘ndrangheta. E ciò deve affermarsi anche avendo in considerazione il lettore più frettoloso, giacché anche quest’ultimo non può ignorare l’area semantica dei vocaboli impiegati e la consequenzialità logica delle espressioni utilizzate”. Per queste ragioni il Tribunale di Roma, rigettando le domande di Fratelli d’Italia, ha condannato il partito guidato da Giorgia Meloni al pagamento delle spese di lite.