Film dell’orrore nella periferia romana

Di Federica Angeli e Emilio Orlando per Repubblica

Orrore all’Eur, in via Birmania. Al 118 è arrivata una telefonata che segnalava una lite: dall’Ares la segnalazione è stata girata al 113 e ai vigili del fuoco. Gli agenti, arrivati nella villa, hanno visto una scia di sangue che portava allo scantinato. Seguendo le tracce, sono arrivati alla scena del delitto: la domestica ucraina, Oksana Marteseniuk., 38 anni, decapitata, e il killer – Federico Leonelli, di 35, sporco di sangue e con indosso una maschera filtro, pantaloni e giacca mimetici e gli anfibi ai piedi, che impugnava ancora una mannaia. La donna risulterà poi essere la domestica di casa. L’uomo – figlio di un ex alto ufficiale delle forze armate – si è scagliato anche contro i vigili del fuoco e contro gli agenti che hanno fatto fuoco con l’arma d’ordinanza, ferendolo gravemente al torace con un colpo. Ricoverato al Sant’Eugenio, è morto poco dopo. L’uomo era ospite da un paio di mesi nella villa all’Eur e gli inquirenti ipotizzano che abbia tentato di violentare la domestica e, davanti alla sua resistenza, l’abbia accoltellata prima e decapitata poi.

IL MOVENTE. Alla base dell’omicidio, secondo gli inquirenti, potrebbe esserci un tentativo di violenza sessuale da parte del killer. Per ora gli investigatori escludono che ci fosse una relazione tra i due. I proprietari della villa avrebbero lasciato l’abitazione proprio all’assassino per l’estate.

LA DINAMICA. A entrare nello scantinato per primi stati i vigili del fuoco. Si sono ritrovati davanti il corpo decapitato della domestica ucraina e Leonelli che brandiva la mannaia. Vigili e agenti sono indietreggiati lungo gli scalini fino ad arrivare in giardino, ma quando Leonelli, che nel frattempo era riuscito ad arrivare all’auto parcheggiata in giardino, stava per colpire uno di loro, un agente ha fatto fuoco centrandolo al petto. Sarebbero stati sparati altri due colpi verso il parabrezza della Chevrolet Cruze, mentre il killer si accasciava sul volante.

L’omicidio della donna è avvenuto attorno alle 10.45, in una ‘zona bene’ della capitale. Via Birmania è infatti in una zona di ville immerse nel verde, una stradina senza uscita che costeggia la via Colombo, una delle arterie che collegano Roma con il litorale. L’abitazione è di proprietà di una srl romana e la vittima era a servizio nella casa.

L’ALLARME. Ad avvertire il 118, che a sua volta ha chiamato il 113 e i vigili del fuoco, sono stati i vicini, allarmati dalle urla strazianti che arrivavano dalla villa. Giunti sul posto, i poliziotti hanno trovato delle tracce di sangue che conducevano a un seminterrato. Una volta aperta la porta con l’aiuto dei vigili del fuoco si sono trovati davanti al cadavere della donna e schizzi di sangue ovunque. E un uomo, fuori di sé, che si è scagliato con la mannaia anche contro gli agenti.

GLI INQUIRENTI. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile, del commissariato Esposizione e della polizia scientifica, i carabinieri della Compagnia Eur oltre ai vigili del fuoco chiamati dagli agenti per aprire la porta del seminterrato. Nel locale un vero scenario dell’orrore. Le tracce però erano anche sulle scale che portano allo scantinato: lì erano anche le ciabatte insanguinate della donna, e lì potrebbe essere cominciata la fase più violenta della lite che ha portato all’omicidio. L’uomo prima l’avrebbe colpita più volte con un coltello forse in un altro locale della villa, poi l’avrebbe finita con la mannaia. A coordinare le indagini è il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani.

Drammatiche le parole di uno dei vigili del fuoco, chiamato dai poliziotti per aprire la porta chiusa dall’interno: “Gli agenti hanno trattato a lungo con quell’uomo per farlo calmare, ma lui gli si è scagliato contro con una violenza inaudita”.

LA SORELLA DI LEONELLI. “Gli hanno sparato, questo è grave. Lui aveva un coltello, la polizia le pistole. Lo hanno colpito al cuore: perchè hanno mirato lì? Mi diano una risposta” dice al telefono Laura Leonelli. “Federico? Non prendeva tranquillanti, era uno splendido zio per i miei figli di 3 e 6 anni”. E in serata anche i proprietari della villa sono rientrati nell’abitazione a bordo di un Suv per poi lasciare la villa, diretti verso la Questura, sempre a bordo dello stesso veicolo.

I RESIDENTI. Tra i residenti in via Birmania, la donna è conosciuta come la domestica della villa, ma non c’è molta voglia di parlare. “Io stavo dormendo” ha detto un filippino. “Sì, li conoscevamo, ma vi dirà tutto la polizia” ha aggiunto un altro abitante della zona. I residenti avevano visto il killer perché era amico dei proprietari della villa che gliel’avevano lasciata per l’estate in loro assenza: lui ci viveva da un paio di mesi.
“Ogni tanto vedevo il figlio, sui 10 anni, con gli occhiali, accompagnato dal papà, uno piuttosto giovane, bruno” spiegano dalla famiglia che abita nella villa di via Birmania 86, all’Eur. “Stavamo dormendo, siamo due vecchi, non abbiamo sentito nulla” aggiungono. E al civico 92: “E chi sa niente? Ho visto la polizia, ma no, in questa casa non abbiamo sentito le urla”. “Io non so niente, non sono al corrente di nulla, non ho sentito niente”, ripete la signora che risponde al civico 90. “Non li conosco proprio, noi non ci conosciamo, queste sono ville eh, mica appartamenti” spiega, prima di sbottare: “Non suonate più, se ci riprovate tanto non parlo”. E al civico 88, accanto alla villa dell’orrore, nessuno risponde.