Finanziamenti illeciti alla Lega. Condannato il tesoriere Centemero. Avrebbe ricevuto 40mila euro dal patron di Esselunga

Il tesoriere della Lega e deputato Giulio Centemero è stato condannato a otto mesi dal Tribunale di Milano.

Finanziamenti illeciti alla Lega. Condannato il tesoriere Centemero. Avrebbe ricevuto 40mila euro dal patron di Esselunga

Il tesoriere della Lega e deputato Giulio Centemero è stato condannato a otto mesi dal Tribunale di Milano. Il politico è imputato per un presunto finanziamento illecito da 40mila euro del giugno 2016 concordato, per l’accusa, con il patron della catena di supermercati Esselunga Bernardo Caprotti, morto nel settembre di 6 anni fa.

La sentenza è stata emessa dal giudice dell’XI sezione penale Maria Idria Gurgo di Castelmenardo. Secondo l’ipotesi della procura (leggi l’articolo) il presunto finanziamento illecito da Esselunga alla Lega era arrivato all’associazione “Più voci”, di cui Centemero era legale rappresentante, e sarebbe stato girato al Carroccio anche per rimpinguare le casse di Radio Padania. La condanna del deputato arriva lo stesso giorno in cui un altro esponente del partito, Massimo Garavaglia, ha incassato la sua seconda assoluzione. Coincidenze che lasciano pensare.

Il Tribunale ha quindi accolto la richiesta del pm Milano Stefano Civardi. Cuore del processo un presunto finanziamento illecito da 40mila euro versato il 13 giugno 2016 e concordato, per l’accusa, tra il 2015 e il 2016 con il patron della catena di supermercati. Secondo le indagini, qui soldi arrivarono alla Lega tramite l’associazione “Più voci” di cui Centemero era legale rappresentante, e circa 10mila euro furono usati per rimpinguare le casse di Radio Padania.

Gli altri trentamila – aveva sostenuto il pm durante la requisitoria – sono finiti “a Mc, che lo stesso Centemero indica come una società partecipata dalla Lega” e che con parte di quel denaro ha pagato anche un “convegno del 25 giugno 2016 a Parma, organizzato dalla Lega per la costruzione del cantiere del centrodestra”. Nell’ipotesi della Procura, “Più voci” non era altro che un’“articolazione politico-organizzativa” del Carroccio messa in campo in una fase in cui, a causa delle condanne ricevute, tutti i soldi affluiti su conti riconoscibili della Lega sarebbero finiti sotto sequestro.

“Il tesoriere è l’uomo giusto e con l’indagine di Genova in corso, col problema della confisca dei soldi che poi è arrivata” sui famosi 49 milioni di euro, “il modo più semplice per finanziare la Lega era pagare i debiti, versare i soldi nella voragine aperta della Lega che è Radio Padania” aveva sostenuto il pm Civardi in requisitoria. L’ordinamento, ha chiarito, “richiede che quando finanzi un partito devi dirlo devi essere trasparente”, mentre “è reato quando lo fai senza ammetterlo“, ossia passando come in questo caso, secondo l’accusa, per un’associazione.

L’indagine, aperta a maggio 2019, era stata conclusa pochi mesi dopo: a dicembre dello stesso anno la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio. Centemero è a processo anche a Roma in un filone parallelo, per un altro presunto finanziamento illecito tramite “Più voci” – stavolta da 250mila euro – ricevuto dall’imprenditore romano Luca Parnasi. Lo scorso novembre Centemero e Parnasi – insieme al tesoriere Pd Francesco Bonifazi, all’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e ad altri nove imputati – sono stati rinviati a giudizio dal gup.

Al tesoriere e all’imprenditore (e al fiscalista Andrea Manzoni) la Procura romana contesta anche il reato di autoriciclaggio per il trasferimento di una parte di quei soldi a Radio Padania. Curioso che il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha preferito non commentare. Chissà quali saranno – se ci saranno – le ripercussioni interne al Carroccio.