I soliti sospetti. Saccomanni e Letta, secondo il Pdl, hanno imparato a giocare di sponda con le istituzioni internazionali

di Filippo Conti

Il caso del monito del Fmi sull’Imu (“va mantenuta per equità”) fa riesplodere la polemica sull’ingerenza degli organismi internazionali sulla politica italiana. Con il sospetto che, spesso, tale ingerenza sia suggerita proprio dall’Italia per agevolare certe scelte in favore di altre. Un gioco di sponda tra esponenti interni e agenti esterni andato in scena più volte nel corso degli ultimi anni. Il Pdl, infatti, ha subito gridato al complotto, puntando il dito contro il ministro dell’Economia Saccomanni. Che sull’abolizione dell’Imu è sempre stato prudente. “Magari qualcuno, all’interno del ministero dell’Economia, ha chiesto un aiutino al Fmi”, osserva malizioso Renato Brunetta. Per il tesoriere del Pdl, Maurizio Bianconi, “ormai la tecnica è scoperta: quando Saccomanni e Letta sono in difficoltà intervengono i mandanti esterni”.
A innervosire il Pdl è stata l’arrendevolezza di Saccomanni. E del Pd. E alla fine lo stesso Letta è stato obbligato a una correzione di rotta. “Confermo che l’Imu sarà modificata”, ha detto il premier. Dopo che il suo vice, Angelino Alfano, aveva ribadito con forza che “sull’Imu non accetteremo il consiglio del Fmi”. Insomma, se il gioco di sponda c’è stato, non è andato a buon fine.
Non è, dicevamo, la prima volta che accade. Tutte le volte che l’Unione europea ha bacchettato il governo Berlusconi, dal Pdl si avanzava il sospetto che Bruxelles venisse imbeccata dalla sinistra nostrana. Il caso più clamoroso resta quello della lettera della Bce all’Italia del 5 agosto 2011. Missiva in cui si indicavano a Palazzo Chigi una serie di misure da prendere al più presto in cambio dell’impegno della Bce ad acquistare titoli italiani sul mercato secondario, così da tenere sotto controllo lo spread. Una lettera che Trichet e Draghi hanno scritto a Roma. Qui, però, le versioni divergono. Secondo alcuni fu scritta per delegittimare il governo Berlusconi, così da facilitare le sue dimissioni (che giunsero l’11 novembre) e aprire la strada a Mario Monti. Ma c’è anche una seconda versione, secondo cui il testo fu suggerito dallo stesso Cavaliere, in buoni rapporti con Draghi, per commissariare di fatto Giulio Tremonti, con cui era impegnato da mesi in uno scontro all’ultimo sangue.
Insomma, prima o poi tutti, anche nel centrodestra, sono caduti nella tentazione di giocare di sponda con le istituzioni internazionali per legittimare scelte o per colpire avversari dentro e fuori la propria parte politica. Saccomanni e Letta, secondo il Pdl, sembrano aver imparato presto le regole di questo gioco.