Fontana sferza i ministri ex Pdl. Si sono messi nelle mani del Pd

di Vittorio Pezzuto

«La decisione di ripartire da Forza Italia – ci spiega il deputato di lungo corso Gregorio Fontana – nasce dall’esigenza di riaffermare la leadership di Berlusconi e ribadire con forza le scelte politiche (a partire dalla lotta all’oppressione fiscale) che costituiscono il fondamento del nostro rapporto con gli elettori. Perché sono loro, e non il Palazzo o le poltrone, il nostro punto di riferimento. Forza Italia è il partito della voglia di far politica e non del sostegno del governo a prescindere. Ed è proprio su questo punto che sabato si è consumata la nostra divisione con il gruppo di Alfano e degli altri ministri».
Quale ruolo vi ha giocato l’ingratitudine?
«La storia parla da sé. Ed è una storia in cui hanno giocato un ruolo preciso tanto alte cariche dello Stato quanto alte gerarchie d’Oltretevere. Stiamo assistendo a un film già visto con altri protagonisti (penso a Gianfranco Fini e a Mario Monti) di cui peraltro non sappiamo più nulla e mi dispiace che questo logoro copione – articolessa domenicale e benedicente di Eugenio Scalfari compresa – venga adesso riproposto con persone che per anni hanno condiviso le nostre battaglie».
Questa legge di Stabilità aumenta la pressione fiscale e reintroduce sotto altro nome la tassazione sulla prima casa. La voterete?
«Solo se arriveranno risposte concrete ai punti che abbiamo posto. Certo, rispetto all’ultima settimana il clima è cambiato e i rapporti politici e umani si sono decisamente sfilacciati. Il fatto è che noi vogliamo sostenere questo governo, ma non a tutti i costi. Consideriamo ad esempio inaccettabile che l’imposizione fiscale sulla casa debba avere come riferimento non l’abolizione dell’Imu nel 2013 ma quanto si è pagato ai tempi del governo Monti. E altrettanto inaccettabile è il passo indietro sul capitolo delle dismissioni e delle privatizzazioni. Noi vogliamo ragionare sulle proprietà mobiliari dello Stato, sulle sue cospicue partecipazioni azionarie. A chi poi si oppone all’idea di vendere le spiagge replichiamo che siamo ormai l’unico Paese d’Europa ad avere un demanio marittimo e che la proprietà dei litorali consentirebbe all’imprenditoria turistica di investire e creare occupazione. E ci opponiamo alla ridicola clausola di salvaguardia che prevede che si riaprirà la garrota fiscale se la spending review non dovesse avere successo».
Si parla di un rimpasto nel governo. Cinque ministri in quota “Nuovo centrodestra” sarebbero troppi.
«Guardi, più passa il tempo e più quelli del governo mi sembrano ormai i problemi di altri. Vedremo cosa riusciranno a fare queste cosiddette sentinelle antitasse. Mi sembra infatti che la credibilità di Alfano e della sua piccola compagine verrà facilmente messa in discussione senza la forza di un partito coeso come il nostro. Oramai si sono messi nelle mani del Pd. Quello che decideranno sui singoli provvedimenti sarà molto relativo».
Pochi minuti dopo aver annunciato la scissione, Alfano si è affidato alla Provvidenza. Pensa che quest’ultima possa presto manifestarsi sotto forma di Mario Mauro e degli neocentristi fuoriusciti da Scelta civica?
«L’arrivo dei maurini e di Casini è largamente prevedibile in vista delle prossime europee. D’altronde lo stesso nome del movimento è provvisorio e serve solo a superare il momento contingente. Sono convinto che presto getteranno la maschera per ricreare una nuova Udc un po’ ricicciata»
Sta di fatto che adesso ci ritroviamo con un pentapartito del centrodestra. E dire che lo stesso Berlusconi ha più volte spiegato come il frazionamento eccessivo renda impossibile una seria politica di riforme anche in caso di vittoria elettorale.
«Vero. Ma la responsabilità è esclusivamente di chi ha deciso di andarsene via, non certo di chi ha sempre cercato di realizzare questo progetto. E comunque va tenuta presente la consistenza elettorale minoritaria di Lega, Fratelli d’Italia e la Destra. Vedremo di quale forza disporrà ora questo “partito dei non classificati”. I giornali lo accreditano di un 10-14 per cento. Guarda caso le stesse percentuali di voti attribuite a Gianfranco Fini subito dopo la scissione. E sappiamo tutti molto bene com’è andata a finire».