Fra Calenda e Renzi è sempre più guerra tra poveri. Tweet compulsivi: il leader di Azione in competizione con Italia Viva

Carlo Calenda è un personaggio sui generis nel panorama politico italiano. Forse il fatto che sua madre sia Cristina Comencini, figlia del grande regista Luigi, lo ha segnato, nel senso che si ritiene più un personaggio dello spettacolo che un vero politico e così cede spesso e volentieri al suo lato gigionesco, appunto da attore. I suoi siparietti su Twitter sono un vero e proprio must che intrattengono migliaia di persone in questi tempi fobici di clausura e allietano le giornate di grandi e piccini. Uno dei suoi bersagli preferiti è Matteo Renzi. Questa scelta ha probabilmente a che fare con quel regno dell’inconscio, fatto di desideri e passioni segrete, possiamo dire che Calenda ha un vero complesso di Edipo e cerca in continuazione di “uccidere” il suo padre politico. Perché diciamocelo chiaramente, Calenda senza Renzi sarebbe rimasto l’oscuro personaggio secondario che si muoveva ai margini di Confindustria in orbita Montezemolo.

Renzi lo beneficò del ministeriato e lui – come spesso avviene in politica – lo ricompensò con una trave sulle gengive. Poi si sa come è andata. L’ex ministro ha smaniato per anni per avere visibilità nel Pd e alla fine c’è riuscito non prima di prodursi in comici ribaltoni ideologici come quando lui – turbocapitalista convinto – si convertì ad una sorta di marxismo-leninismo in salsa confindustriale per poi proiettarsi lesto e quatto nel 2019 in Europa, nuovamente liberista. La tessera del Pd non si è mai saputo se l’avesse presa, ma in compenso anche lui si è fatto il suo partitino, Azione, che nel nome ricorda più qualche gruppuscolo di estrema destra. Ma torniamo a Twitter dove il nipote del regista si esibisce in tutta la sua naturalezza.

Da qualche tempo, ad intervalli regolari che alcuni illustri epidemiologi hanno valutato intorno ai quattro giorni, si esibisce in questo refrain cinguettante: “Partito Azione (2,5%) rispetto a Iv di Matteo Renzi (2,2%). Guerra tra poveri” e giù risate autoironiche degne di un personaggio in tutina che decenni fa infestava le Tv, il mitico Tafazzi, che compariva improvvisamente nel campo scenico e si percuoteva vigorosamente i digitali con un randello, saltellando e ridendo.

ORA SI ESAGERA. Ma se si fermasse a questo sarebbe quasi simpaticamente auto-ironico, ma lui esagera e si produce in un vero show di cinguettii in serie in cui ce ne ha letteralmente per tutti. “Ministra Azzolina imbarazzante”, “Di Maio da tenere lontano da tutto”, “La comunicazione di Conte è retorico-trionfalista” e poi una serie di considerazioni filosofiche sul decreto liquidità che francamente nessuno ha capito. Di ieri è un gustoso duello con l’ex collega Orlando sulla nomina statale nei cda privati. Il pubblico grato per il sollazzo ringrazia e attende la prossima performance sui social ben conscio che non andrà deluso. Ma la politica è un’altra cosa.