È durato meno di ventiquattro ore il governo guidato da Sébastien Lecornu. Il primo ministro francese ha infatti presentato questa mattina le dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che le ha immediatamente accettate. La notizia è stata confermata dall’Eliseo in un comunicato ufficiale.
Lecornu parlerà al Paese alle 10:45 da Palazzo Matignon, sede del governo a Parigi. Le sue dimissioni arrivano appena un giorno dopo la presentazione del nuovo esecutivo, pubblicato domenica sulla Gazzetta ufficiale. Si tratta di un record nella storia della Quinta Repubblica: mai un premier era rimasto in carica così poco tempo.
Le cause delle dimissioni: la frattura nella maggioranza
Dietro l’addio lampo di Lecornu c’è la profonda tensione interna alla coalizione che sostiene Macron. Poche ore dopo l’annuncio della nuova squadra di governo, il leader dei Républicains, Bruno Retailleau, ha denunciato pubblicamente la composizione dell’esecutivo, scrivendo su X che “non erano questi gli accordi” e convocando d’urgenza i vertici del partito.
La crisi è esplosa quando la destra moderata ha contestato la sproporzione tra i ministri di Les Républicains (quattro) e quelli del partito presidenziale Renaissance (dodici). Retailleau ha accusato Macron e Lecornu di aver “tradito lo spirito di collaborazione” e di aver imposto un governo “sbilanciato e non rappresentativo dell’attuale momento politico del Paese”.
Fonti vicine all’Eliseo riferiscono che Lecornu avrebbe tentato nelle ultime ore di mediare, ma senza successo. A rendere più fragile la sua posizione anche le tensioni sul bilancio dello Stato e le divergenze sulle politiche economiche e migratorie.
Il governo mai nato
Appena 39enne, Lecornu era stato nominato quinto premier francese in meno di due anni dopo le dimissioni di François Bayrou. La sua squadra di governo, improntata alla continuità con Macron, includeva figure di spicco come Roland Lescure all’Economia, Bruno Le Maire alle Forze armate ed ex ministri come Elisabeth Borne, Manuel Valls e Gérald Darmanin.
Nonostante il tentativo di bilanciare le diverse anime della coalizione, la composizione dell’esecutivo è stata percepita come un segnale di chiusura verso gli alleati di destra. L’assenza di sostegno parlamentare certo e le pressioni dei Républicains hanno reso inevitabile la crisi prima ancora del voto di fiducia all’Assemblea Nazionale.
Macron nel mirino delle opposizioni
Le dimissioni di Lecornu rappresentano un duro colpo per Emmanuel Macron, accusato da tutte le principali forze politiche di aver perso il controllo della maggioranza. La sinistra ha parlato di “fallimento politico senza precedenti”, mentre l’estrema destra di Marine Le Pen ha chiesto lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni.
Macron, che nelle ultime settimane aveva cercato di consolidare il suo fronte centrista, si ritrova ora isolato e sotto pressione. Secondo fonti dell’Eliseo, il presidente si prenderà “alcune ore di riflessione” prima di nominare un nuovo premier.
Intanto la Francia resta senza guida di governo, in un momento segnato da forti tensioni economiche e sociali, con l’inflazione in crescita e il debito pubblico ai massimi storici.
La crisi aperta dalle dimissioni di Lecornu potrebbe trasformarsi presto in un vero terremoto politico per l’Eliseo.