Fuga di documenti top secret sulla guerra dal Pentagono

Documenti top secret sulla guerra rubati al Pentagono: la fuga di notizie svela l’ordine di Al Sisi di produrre in segreto razzi per Mosca.

Fuga di documenti top secret sulla guerra dal Pentagono

A rischio i rapporti con gli alleati dopo la fuga di notizie scaturita dal furto di documenti top secret sulla guerra in Ucraina e non solo dal Pentagono. Il materiale visionato dai giornalisti americani, infatti, ha rivelato non solo che l’Egitto avrebbe ordinato la produzione in segreto di 40 mila razzi da inviare a Mosca ma anche che Washington è impegnata a raccogliere intercettazioni telefoniche e messaggi elettronici dei Paesi amici.

Fuga di documenti top secret sulla guerra dal Pentagono: dal conflitto in Ucraina al rapporto con gli alleati

Sono circa un centinaio i documenti top secret sulla guerra in Ucraina e non solo rubati al Pentagono. Metà del materiale divulgato è stato visionato da alcuni giornalisti americani. Alla luce delle verifiche sinora effettuate, pare che i documenti siano originali e che siano stati estrapolati da un dossier compilato dal Capo di Stato Maggiore del Pentagono, ricorrendo a rapporti di diverse agenzie di intelligence, Cia inclusa.

La maggior parte delle informazioni rivela il coinvolgimento estremamente elevato di Washington nel conflitto. Il colosso occidentale, infatti, fornisce quotidianamente a Kiev dati sugli obiettivi russi da colpire. Inoltre, dai documenti, è emerso che gli Usa siano riusciti a penetrare in modo importante l’intelligence di Mosca e inviino i piani degli avversari all’Ucraina.

In un documento del Pentagono datato 28 febbraio, il Pentagono esprime preoccupazione per le condizioni in cui verte la difesa ucraina, con particolare attenzione allo “scudo” aereo, poiché i missili per il sistema di era sovietica S-300 e Bukpotrebbero non essere più disponibili tra la metà di aprile e il 3 maggio.

Parte del materiale contiene informazioni riservate ai Five Eyes – Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada – che hanno un patto di non spionaggio reciproco, al contrario degli altri alleati. La fuga di notizie ha reso possibile scoprire che Washington monitora con attenzione le comunicazioni interne del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quelle di altri Paesi alleati come, ad esempio, la Corea del Sud.

Il leader dell’Egitto Al Sisi ha ordinato di produrre in segreto razzi per Mosca

A seguito della fuga di notizie, pare che Zelensky abbia modificato alcuni piani di guerra. È stato rivelato, tuttavia, che i documenti top secret sottratti al Pentagono non riguardino soltanto la parte ucraina.

In un documento datato 17 febbraio che è stato visionato dai cronisti del Washington Post, si legge che il presidente dell’Egitto, Abdel Fatah Al Sisi, uno degli alleati più importanti degli Usa in Medio Oriente che riceve dal colosso occidentale circa un miliardo di dollari l’anno in aiuti di sicurezza, avrebbe ordinato ai militari di avviare in segreto la produzione di 40.000 razzi da spedire a Mosca. La segretezza era dovuta alla volontà di evitare che la notizia potesse generare “problemi con l’Occidente”.

Sulla vicenda, fonti americane hanno riferito al Washington Post che l’ordine del leader egiziano non sarebbe stato eseguito. Intanto, l’ambasciatore e portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, ha dichiarato che la posizione de Il Cairo è, sin dall’inizio della guerra, “di non coinvolgimento in questa crisi e di impegno a rimanere ad uguale distanza da entrambe le parti, mentre affermiamo l’appoggio dell’Egitto alla carta Onu e al diritto internazionale attraverso le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite”.

Sul fronte americano, mentre la fuga di notizie ha causato scalpore e polemiche in contesto internazionale, la vicesegretaria di Stato Wendy Sherman ha ricevuto l’incarico di guidare la risposta diplomatica rispetto ai documenti classificati divulgati. Lo ha riferito la CNN. Con la diffusione del materiale, infatti, gli Usa considerano il deterioramento dei rapporti con gli alleati come uno dei principali rischi dell’accaduto. A tenere maggiormente in agitazione Washington sono le intercettazioni telefoniche e i messaggi elettronici all’interno dei Paesi alleati.

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