Furbetti del cartellino all’ospedale di San Severo. La Guardia Finanza di Foggia ne arresta 8. Anziché lavorare erano al bar e in spiaggia. Coinvolto anche un primario

Otto dipendenti infedeli dell’ospedale di San Severo sono finiti ai domiciliari

Otto dipendenti infedeli dell’ospedale di San Severo, in provincia di Foggia, sono stati arrestati, questa mattina, dai finanzieri del Comando provinciale dello stesso capoluogo pugliese, e si trovano ora ai domiciliari con l’accusa di truffa. La Finanza, attraverso le immagini registrate dalle telecamere nascoste nei pressi dell’apparecchiatura utilizzata per registrare le presenze del personale (per badgiare), hanno accertato che i dipendenti, pur attestando la loro presenza in ospedale, erano altrove impegnati in tutt’altre attività.

Gli indagati, per nascondere la loro assenza dal posto di lavoro, oltre a utilizzare la classica mancata timbratura del cartellino, provvedevano, direttamente, o con la complicità di due colleghi addetti all’inserimento dei dati, anche loro complici nella truffa, ad alterare le informazioni contenute nel sistema informatico di registrazione delle presenze. La Guardia di Finanza ha accertato che le false attestazioni di presenza, per un totale di oltre 5.300 ore, erano compiute fin dal 2014.

Le indagini hanno consentito di scoprire che un altro dipendente dell’ospedale di San Severo simulava frequentemente di aver dimenticato il badge a casa facendosi poi attestare la presenza con una dichiarazione firmata dal suo dirigente, anche quando questi era assente dal servizio. In tutto l’inchiesta vede coinvolti 9 dipendenti infedeli (8 arrestati e uno sospeso dal servizio), si tratta di un primario e di un dirigente, di cinque collaboratori amministrativi, un operatore tecnico ed una commessa.

Le attività svolte durante le fughe dal posto di lavoro erano le più svariate. C’era chi collaborava alla gestione del bar della moglie ai dipendenti che si intrattenevano in lunghe chiacchierate con amici e parenti nei bar della città, fino al primario che si allontanava dall’ospedale per interi pomeriggi o facendo rientro alla propria abitazione e che, in alcune occasioni, attestava anche di aver eseguito prestazioni specialistiche ricorrendo ad ore di straordinario al fine di smaltire le liste d’attesa dei pazienti.

Il caso più emblematico documentato dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Foggia riguarda quello di un operatore tecnico specializzato che dopo aver trascorso intere giornate in spiaggia, pur risultando in servizio in ospedale, pubblicava sui social network foto che lo ritraevano al mare in totale relax.