Wind e 3, un matrimonio pieno di debiti. I due operatori telefonici costretti a unirsi

La regola è nota a tutti: l’unione di due grandi debiti fa un debito più grande. Quello che succede con Wind e 3 Italia, i due operatori telefonici che ieri sono riusciti a completare un matrimonio annunciato (e rinviato) da troppo tempo. I due gruppi da soli non ce la facevano più ad andare avanti in un mercato che è sostanzialmente saturo. La fusione era dunque l’unica strada possibile, anche per tagliare i costi e sviluppare sinergie che nel caso in questione sono valutate in 700 milioni. Ma chi ha vinto il braccio di ferro per la governance? Decisamente Wind, che ha imposto il suo amministratore delegato Maximo Ibarra al timone della nuova joint venture sulla carta paritetica.

TREND EUROPEO
“Da questa joint venture – ha comunicato la nuova società – nascerà uno dei più grandi operatori del quarto mercato europeo”. In tutto il continente d’altra parte l’orientamento del settore è ormai quello di concentrarsi in pochi gruppi. Farà bene alla concorrenza? Ci sarà da vigilare. Di sicuro permetterà a tanti di non smontare baracca e burattini. Le perdite accumulate negli ultimi anni sono infatti talmente alte da non consentire di attendere molte tempo ancora. Basti chiedere al numero uno di 3, quel Vincenzo Novari che ieri ha visto svanire in un giorno solo la sua poltrona di Amministratore delegato e la speranza coltivata da anni di diventare direttore generale della Rai. Il giochino però non poteva continuare e visto che in Italia si tergiversava, per mettere l’anello di matrimonio al dito alla fine si erano mossi direttamente il miliardario russo Mikhail Fridman che controlla Vimpelcom e il numero uno di H3G, l’imprenditore di Hong Kong Li Ka-shing. “Con oltre 31 milioni di clienti di telefonia mobile e 2,8 milioni di clienti di rete fissa (di cui 2,2 milioni sono fissati clienti a banda larga), l’attività combinata dovrebbe generare significativi benefici Capex e Opex con un valore attuale netto, al netto dei costi di integrazione, di oltre 5 miliardi di euro”, è l’aspettativa del gruppo. Le entrate congiunte di entrambe le aziende nel 2014 erano di 6,4 miliardi. Il nuovo operatore comunque non lascia a spasso nessuno della prima linea né di Wind né di 3 Italia. Novari infatti dovrà accontentarsi, ma sarà nominato consulente senior per l’Italia di CK Hutchison ed entrerà nel cda della JV Holdco dopo il completamento dell’operazione. Dina Ravera, Coo di 3 Italia, guiderà il processo di integrazione di fusione e rimarrà in un ruolo operativo di alto livello nella nuova società. Stefano Invernizzi, attuale Cfo di 3 Italia, diverrà direttore finanziario della joint venture. Il cda sarà composto da sei consiglieri, tre di nomina Hutchison e tre Vimpelcom, il presidente del consiglio di amministrazione ruoterà tra le due società madri ogni 18 mesi e avrà un voto decisivo su alcune questioni fondamentali di business.

TELECOM C’È
I giochi nelle Tlc nel nostro Paese si fanno comunque sempre più concreti. Ieri, oltre che annunciare i primi 2,2 miliardi di investimenti per realizzare la banda ultralarga, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ricevuto a Palazzo Chigi Vincent Bolloré, il presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, azionista di maggioranza, tra l’altro, di Telecom Italia. All’incontro ha partecipato anche il consigliere della premier Andrea Guerra. Per Telecom, Vodafone e la nuova Wind-3 la partita è solo all’inizio.