Gaza, due anni di distruzione totale: dall’attacco di Hamas alle accuse di genocidio ad Israele

Due anni di guerra, 67 mila morti, città cancellate e carestia: Gaza è il simbolo del fallimento dell’umanità

Gaza, due anni di distruzione totale: dall’attacco di Hamas alle accuse di genocidio ad Israele

Il 7 ottobre 2023 è diventato una data spartiacque. All’alba, Hamas lancia l’operazione «Alluvione di Al-Aqsa»: migliaia di razzi, incursioni terrestri, centinaia di civili uccisi nei kibbutz e al festival Nova. Israele risponde poche ore dopo dichiarando guerra e promettendo di «cancellare Gaza». L’«assedio totale» annunciato dal ministro della Difesa Yoav Gallant («niente cibo, niente acqua, niente carburante») segna l’inizio di una rappresaglia senza precedenti.

L’escalation e la distruzione sistematica

Dal 27 ottobre 2023 inizia l’invasione di terra. Le forze israeliane avanzano da nord, bombardando scuole, ospedali, campi profughi. Gaza City viene isolata, un milione di persone costrette a fuggire verso sud. L’ONU denuncia una «punizione collettiva» vietata dal diritto internazionale.
Nel novembre arriva un primo cessate il fuoco, durato sette giorni: 105 ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi. Il 1° dicembre le ostilità riprendono. A gennaio 2024 Israele attacca nuovamente i centri urbani, e a maggio l’assedio di Rafah provoca l’esodo di 600 mila civili nonostante gli ordini della Corte internazionale di giustizia di fermare l’offensiva.

Secondo l’Onu (settembre 2025), i morti palestinesi superano i 67 mila e i feriti sono oltre 167mila; le donne e i minori rappresentano circa il 70% delle vittime. Oltre 1,9 milioni di persone, il 90% della popolazione, sono state sfollate più volte. Le immagini satellitari UNOSAT mostrano più di 160 mila edifici distrutti o gravemente danneggiati: il 70% delle abitazioni e l’80% delle scuole. Trentaquattro dei trentasei ospedali risultano fuori uso. «Gaza è quasi inabitabile», scrivono Le Monde e Financial Times.

I cessate il fuoco violati e la diplomazia fallita

Il conflitto attraversa due tregue, entrambe fallite. Dopo quella del novembre 2023, un secondo cessate il fuoco viene negoziato nel gennaio 2025 e crolla il 18 marzo, quando Israele lancia l’operazione «Might and Sword» uccidendo oltre 400 persone in un solo giorno.
Le trattative di Doha, Il Cairo e Sharm el-Sheikh si susseguono senza risultati. Israele accetta solo pause tattiche; Hamas chiede un ritiro permanente. Nel settembre 2025 Donald Trump presenta un piano in venti punti che prevede la smilitarizzazione di Gaza e la cessione del controllo a un’amministrazione civile palestinese: il 4 ottobre, dopo la firma parziale, i bombardamenti continuano.

Durante questi due anni Israele ribadisce la linea di «nessuno Stato palestinese» e di «controllo di sicurezza su tutto il territorio a ovest del Giordano». Netanyahu conferma l’obiettivo di «eliminare Hamas» e occupa Gaza City nell’agosto 2025. Gli Stati Uniti, dopo mesi di sostegno militare, ritirano i negoziatori a luglio, accusando Hamas di ostacolare la tregua.

Gaza, laboratorio della disumanità

La fame è diventata un’arma. Il sistema Ipc ha certificato la carestia nell’agosto 2025: oltre 500 mila persone in fame catastrofica e più di un milione in emergenza alimentare. L’Oms documenta 697 attacchi a strutture sanitarie e solo 2 mila posti letto disponibili per due milioni di abitanti. Oltre 360 operatori dell’Unrwa e centinaia di medici sono stati uccisi. L’Unicef definisce Gaza «il luogo più pericoloso al mondo per un bambino»: più di 18 mila sono morti, migliaia mutilati.

La Corte internazionale di giustizia ha imposto a Israele misure per «prevenire atti di genocidio», mentre la Commissione d’inchiesta Onu parla esplicitamente di «intenti genocidari». L’86% degli studiosi dell’Olocausto consultati dall’International Association of Genocide Scholars concorda con questa definizione.

Oggi, mentre i negoziati si trascinano al Cairo, Gaza è una distesa di macerie, un esperimento di sopravvivenza sotto occupazione. Due anni dopo il 7 ottobre, la guerra non ha portato sicurezza né pace: solo un cratere di disumanità che il diritto internazionale osserva, impotente, dalle rovine.