A Gaza la tregua è appesa a un filo. Dopo che Hamas ha confermato lo stop al rilascio degli ostaggi, Trump lancia l’ultimatum: “Liberi tutti gli ostaggi o sarà guerra”

A Gaza la tregua è appesa a un filo: dopo che Hamas ha confermato lo stop al rilascio degli ostaggi, Bibi è pronto a tornare in guerra

A Gaza la tregua è appesa a un filo. Dopo che Hamas ha confermato lo stop al rilascio degli ostaggi, Trump lancia l’ultimatum: “Liberi tutti gli ostaggi o sarà guerra”

Dopo le reiterate violazioni dell’accordo di pace da parte di Israele e le continue minacce di riprendere la guerra nella Striscia di Gaza, era prevedibile una reazione da parte di Hamas, che ha deciso di “sospendere” il rilascio degli ostaggi fino a quando Benjamin Netanyahu non manterrà fede agli accordi.

La posizione del primo ministro israeliano sembra confermare le previsioni di quanti, come il quotidiano Haaretz, hanno sempre sostenuto che Bibi non avrebbe mai dato il via libera alla seconda fase del cessate il fuoco, determinato com’è a riprendere il conflitto. E infatti, nelle ultime ore, la guerra sembra ormai sul punto di riaccendersi.

A rendere la situazione ancora più critica è il presidente americano Donald Trump, che invece di invitare le parti al buon senso, ha preferito gettare benzina sul fuoco, esortando Israele ad annullare l’accordo di cessate il fuoco “se tutti gli ostaggi non saranno restituiti entro mezzogiorno di sabato”, altrimenti sarà il momento di “scatenare l’inferno” sulla Striscia di Gaza.

A Gaza la tregua è appesa a un filo: dopo che Hamas ha confermato lo stop al rilascio degli ostaggi, Trump e Netanyahu si preparano a tornare in guerra

Parole che hanno immediatamente galvanizzato l’ultradestra israeliana, con l’ex ministro Itamar Ben-Gvir che ha colto l’occasione per dichiarare: “Trump ha ragione! È ora di tornare in guerra e distruggere” Hamas, chiedendo un “massiccio attacco su Gaza, dall’aria e da terra, insieme al blocco totale degli aiuti umanitari alla Striscia, compresi elettricità, carburante e acqua”.

Una posizione condivisa anche dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, anch’egli esponente dell’ultradestra, che ha esortato Netanyahu a “minacciare Hamas: per ogni ostaggio morto, Israele deve occupare il 5% della Striscia”, aggiungendo che “Gaza tornerà a far parte dello Stato di Israele, perché è il nostro Paese e questo è l’unico modo per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani”.

Di fronte a questa escalation, Netanyahu si è limitato a dichiarare che “continueremo ad agire con determinazione finché Hamas non restituirà tutti gli ostaggi, sia vivi che morti”.

La posizione di Hamas

Queste dichiarazioni stanno chiaramente alimentando una spirale d’odio. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha risposto direttamente al presidente USA, affermando che “deve ricordare che esiste un accordo di pace che entrambe le parti devono rispettare. Il linguaggio delle minacce è inutile e complica solo le cose”.

Al momento, il gruppo terroristico conferma di voler mantenere in standby la liberazione degli ostaggi israeliani fino a quando la situazione non sarà chiarita. Una posizione che rischia di avvicinare il ritorno ai combattimenti, anche perché i negoziati per la seconda fase del cessate il fuoco sembrano in stallo.

Nel frattempo, la tensione cresce anche tra le famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. In segno di protesta, hanno bloccato l’autostrada che collega Tel Aviv a Gerusalemme, nel tentativo di mandare un messaggio a Netanyahu affinché non comprometta l’accordo di pace, rischiando di condannare a morte i loro cari.

Il conflitto diplomatico tra Usa ed Egitto

Nel mezzo di questa crisi, Trump continua a insistere sulla sua proposta di deportare i palestinesi nei Paesi arabi confinanti. Un’ipotesi rigettata con fermezza dall’Egitto, il cui ministro degli Esteri Badr Abdelatty ha ribadito al suo omologo statunitense che “il Cairo rifiuta qualsiasi compromesso che violi i diritti dei palestinesi, incluso il diritto all’autodeterminazione, alla permanenza sulla propria terra e all’indipendenza”.

Una posizione che, tuttavia, non sembra preoccupare il tycoon, il quale ha minacciato di “sospendere gli aiuti alla Giordania e all’Egitto se questi si rifiuteranno di accogliere i palestinesi”, sostenendo che “non possono più vivere nella Striscia di Gaza” perché “rappresentano una minaccia per Israele”.