A Gaza non si muore solo sotto le bombe: si muore per aver curato e per aver raccontato. Dal 7 ottobre 2023 a oggi, secondo il Committee to Protect Journalists, sono stati uccisi 195 reporter palestinesi: è il dato più alto in un singolo teatro di guerra degli ultimi decenni. Reporters Sans Frontières ne censisce oltre duecento; il sindacato dei giornalisti palestinesi supera 250. Molti sono stati colpiti mentre filmavano, altri con le famiglie, dentro abitazioni identificate e poi colpite dopo la comunicazione delle coordinate. Ong denunciano i «double tap» e le restrizioni all’ingresso per la stampa internazionale.
Sul fronte della sanità, il Ministero della Salute di Gaza e l’Organizzazione mondiale della sanità parlano di quasi 1.800 operatori sanitari uccisi. L’Oms registra più di 800 attacchi contro ospedali, ambulanze e cliniche: un picco inedito. Mezzaluna Rossa elenca squadre colpite in servizio, ambulanze incendiate o bloccate ai checkpoint. Il collasso della rete ospedaliera, insieme a fame e mancanza di carburante, trasforma ferite curabili in condanne a morte.
Medici e giornalisti sono i veri obiettivi
Le storie hanno nomi e date. Hamza al-Dahdouh, Al Jazeera, ucciso a gennaio 2024. Samer Abu Daqqa, cameraman, ferito a Khan Younis e lasciato morire senza soccorsi. I soccorritori della PRCS che cercavano la piccola Hind Rajab, ritrovati senza vita accanto all’ambulanza. Sono episodi-simbolo di due pratiche ricorrenti denunciate dalle ONG: colpire chi documenta e impedire i soccorsi.
Il confronto storico è netto: per i giornalisti il biennio 2023-2025 è il più mortale degli ultimi decenni; per i sanitari, nessun conflitto recente mostra una simile combinazione di attacchi ripetuti, evacuazioni forzate, e assedio agli aiuti. La Corte internazionale di giustizia, dal 26 gennaio 2024 con ordinanze seguenti, riconosce «plausibile» il rischio di genocidio e impone misure. L’Alto Commissario Onu Volker Türk parla di «war crime upon war crime».
In Italia Fnsi, Emergency e Medici Senza Frontiere chiedono protezione dei corridoi e accountability effettiva. Quando chi cura e chi racconta diventa bersaglio, la guerra diventa una macchina che spezza cure, voce e prove. Senza testimoni e senza medici, le prove vengono meno: a quel silenzio puntano i bombardamenti. Accade sotto gli occhi del mondo.