La Sveglia

Gaza muore, la Cisgiordania sparisce: cronaca di un genocidio legalizzato

C’è una parola che la comunità internazionale continua a evitare, come se nominarla rompesse un incantesimo: annessione. Eppure è ciò che è appena accaduto. Il parlamento israeliano ha approvato una mozione che proclama Giudea, Samaria e Valle del Giordano “parte inscindibile della patria storica del popolo ebraico” e chiede di estendere su questi territori la sovranità israeliana. In Cisgiordania, insomma, si cambia status: da occupazione a possesso, da disputa a conquista.

Un atto gravissimo, che se pronunciato da altri paesi avrebbe provocato sanzioni, convocazioni d’urgenza dell’ONU, aperture dei telegiornali. Invece qui domina il silenzio, interrotto solo da qualche timido appello umanitario. Intanto, a Gaza, si consuma una tragedia senza precedenti: oltre cento organizzazioni denunciano una carestia di massa, con centinaia di bambini morti di fame. Ospedali assediati, aiuti umanitari respinti, giornalisti affamati come i civili che raccontano.

Il diritto internazionale è ridotto a una foglia di fico. Israele rigetta ogni parere delle Nazioni Unite e afferma che “gli ebrei non possono essere occupanti nella propria patria”. Un’affermazione che rovescia secoli di diritto e legittima l’apartheid, come denuncia Ramallah. Le parole hanno un peso: e quando si consacra l’ideologia coloniale nella legge, non si è più davanti a una guerra. È un progetto.

La fame, l’assedio, l’annessione: tutto grida, ma chi ascolta? L’Europa balbetta, gli Stati Uniti trattano tregue da uno yacht. Intanto, un’intera popolazione viene cancellata dalla mappa. Prima dai territori, poi dal linguaggio. Domani, dai libri.