Gelo tra Governo e presidente dell’Inps. Dai dati sugli occupati al taglio delle pensioni è muro contro muro

Chissà quanto si è pentito il Governo di aver spedito il prof. Tito Boeri sull’ambitissima poltrona di presidente dell’Inps. In poche settimane da quella nomina è già scoppiato un braccio di ferro sui dati e le proposte subito lanciate dal nuovo dinamicissimo numero uno dell’ente di previdenza. E da quello che lo stesso Boeri ha fatto capire siamo solo all’inizio. “Rivendico – ha detto infatti l’economista – il diritto di fare proposte, che non è certamente un modo di violare le regole della democrazia come qualcuno ha sostenuto. Un ente come l’Inps ha conoscenze e competenze che può mettere a servizio del Paese. Inoltre abbiamo dati importanti che ci permettono di valutare meglio di altri le politiche fatte sin qui in Italia”. Un siluro diretto al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e che segue quelle tabelle sui nuovi posti di lavoro da cui si evinceva che a gennaio e febbraio sono stati attivati solo 13 posti in più rispetto al primo bimestre 2014. Una doccia fredda per l’esecutivo che ha assoluta necessità di dimostrare il buon funzionamento del Jobs Act.

IDEE LONTANISSIME
Ma è stata ancor di più la proposta di rendere flessibile l’età di uscita dal lavoro e il ricalcolo con il metodo contributivo a far esplodere Poletti durante un’interrogazione parlamentare: “il lavoro compete al governo”. E amen alle pressioni di Boeri per tagliare gli assegni previdenziali superiori ai 2mila euro. Di qui la nuova presa di posizione del presidente dell’Inps. Un muro contro muro che non promette niente di buono.