Gentiloni come Letta e Renzi. Palazzo Chigi commissiona un altro sondaggio sul gradimento del Governo. Tanto a pagare siamo noi

Gentiloni come Letta e Renzi. Palazzo Chigi commissiona un altro sondaggio sul gradimento del Governo. E a pagare siamo noi

Ormai, per quanto paradossale sia, è diventato un habitué di Palazzo Chigi: per non rischiare di cadere nei sondaggi, meglio commissionare a noti istituti di statistica, rilevazioni che misurino il gradimento di quanto il Governo faccia o non faccia. L’ha fatto a suo tempo Enrico Letta, l’ha rifatto (abusandone) Matteo Renzi e Paolo Gentiloni non è stato da meno. Un usus, questo, che rivela quanto ormai le istituzioni si siano partitizzate, siano cioè diventate ostaggio dei partiti politici che, specie in vista di elezioni (siano esse amministrative o politiche), preferiscono monitorare il gradimento del proprio operato al Governo. Con l’unico discrimine – guarda un po’ – che a pagare non sono le segreterie di partito, ci mancherebbe. Meglio scaricare l’incombenza sulle casse pubbliche.

Carta canta – E così ecco che la Ipsos di Nando Pagnoncelli si occuperà per i prossimi mesi del “servizio di sondaggio dell’opinione dei cittadini in merito all’attività e sulle decisioni del Governo”, da svolgersi con metodi classici (telefonate) ma anche tenendo conto della “analisi testuale dei social network”. Costo dell’operazione: 36mila euro. Che non saranno gli unici spesi in questo senso. Basti consultare il bilancio di previsione 2017 di Palazzo Chigi. Il capitolo di spesa “Indagini, rilevazioni e sondaggi” del segratariato generale (da cui si attingerà per questo servizio) gode di un fondo di quasi 73mila euro. Certamente non poco, anche se in calo rispetto ai periodi “d’oro” di Letta e Renzi (basti pensare che nel 2014 il fondo arrivava a 95mila euro).

Ma c’è di più: non bisogna dimenticare, infatti, che a commissionare sondaggi non è solo il segratariato generale; può farlo, infatti, com’è accaduto in passato, anche il dipartimento per l’Editoria. E qui i fondi sono certamente più sostanziosi: consultando il bilancio di previsione 2017, scopriamo che il capitolo di spesa relativo a “pubblicazioni istituzionali, strumenti di comunicazione e sondaggi” per questo dipartimento arriva a 510mila euro. Certo, parliamo di fondi utilizzabili per fini diversi, ma se il passato insegna, non è detto che da qui si possa attingere anche per monitorare il gradimento del Governo.

Così ha fatto Matteo Renzi l’anno scorso, con il cui Governo erano stati indetti due bandi, praticamente identici, uno dal segretariato generale e uno, appunto, dal dipartimento per l’Editoria, per una spesa complessiva di 170mila  euro circa. Sarà stato solo un caso, ma i due bandi erano stati indetti pochi mesi prima del referendum costituzionale del 4 dicembre (in quel caso a occuparsi delle rilevazioni era stata la Swg, altro istituto come la Ipsos frequentemente “premiato” da Palazzo Chigi). Caso vuole che anche questa volta la Ipsos si occuperà di monitorare il Governo all’indomani delle elezioni amministrative e con le politiche all’orizzonte. Insomma, ogni qualc volta ci si approssima a un’elezione (o referendum che sia), ecco che il Governo commissiona un bel sondaggio. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca pure.

Tw: @CarmineGazzanni