La protesta contro la guerra a Gaza e per la liberazione immediata degli ostaggi ha incendiato Gerusalemme. All’alba di oggi, gruppi di manifestanti hanno appiccato il fuoco a diversi cassonetti e pneumatici attorno alla residenza del premier Benyamin Netanyahu, nel quartiere di Rehavia, creando quello che gli organizzatori hanno definito un “anello di fuoco” intorno all’abitazione. Uno degli incendi è divampato a meno di cento metri dalla casa del primo ministro.
Secondo la polizia, i roghi hanno danneggiato diverse automobili e costretto all’evacuazione alcuni residenti degli edifici circostanti, anche se non si registrano feriti. Le fiamme sono state domate dai vigili del fuoco.
La “Giornata di disordini”
La mobilitazione, ribattezzata “Giornata di disordini”, è stata lanciata per chiedere la fine immediata del conflitto e il ritorno degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Le manifestazioni sono partite spontaneamente alle 6.30 del mattino (5.30 in Italia), sebbene il raduno principale fosse previsto a mezzogiorno davanti alla Knesset.
A guidare la protesta sono due madri di sequestrati: Anat Engerst, madre di Matan, e Vicky Cohen, madre di Nimrod. “Il governo sta fallendo nel riportare a casa i nostri figli”, hanno denunciato i manifestanti, accusando Netanyahu e i suoi ministri di aver fatto naufragare un accordo di tregua già accettato da Hamas.
Decine di persone, tra cui esponenti del movimento Fratelli e Sorelle in Armi, si sono radunate anche davanti all’abitazione del ministro Ron Dermer, definito “incapace” di ottenere risultati nei negoziati. Altri gruppi si sono barricati nella Biblioteca nazionale di Gerusalemme, salendo finanche sul tetto, mentre la polizia è impegnata a trattare per riportare la calma.
La condanna di Ben Gvir
Durissima la reazione del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader della destra radicale e responsabile della polizia, che ha parlato apertamente di “terrorismo”.
“L’ondata di incendi dolosi e terroristici di questa mattina nei pressi dell’abitazione del Primo Ministro è avvenuta con il sostegno del procuratore generale che vuole bruciare il Paese”, ha dichiarato, attaccando Gali Baharav-Miara, in contrasto con l’esecutivo.
Sulla stessa linea il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch, secondo cui “i criminali che hanno incendiato le auto dei cittadini sanno benissimo che questo non serve a ottenere il ritorno degli ostaggi, ma solo a creare anarchia”.
Tensione crescente
Con il passare delle ore la protesta si è estesa anche nei pressi della Knesset, segno della tensione crescente che attraversa Israele dopo mesi di guerra a Gaza. Mentre i familiari degli ostaggi invocano un cessate il fuoco e un accordo immediato, la spaccatura politica si approfondisce, alimentata dalle parole incendiarie del governo e dal malcontento di piazza che sembra destinato a proseguire.