Il giorno dopo la votazione del Parlamento Ue sulla riforma del Patto di stabilità che ha visto la maggioranza astenersi in blocco, il ministro dell’Economia prova a uscire dall’angolo. In Aula alla Camera, dove di lì a poco si voterà come al Senato il Documento di economia e finanza, Giancarlo Giorgetti replica alle indiscrezioni che lo descrivono ‘stanco’, quasi desideroso di una ipotetica sfiducia da parte dei suoi. “Vi sembro stanco? Ho fatto 74 vasche, sono una bestia”, dice.
E, dunque, benché i partiti di governo, compresa la sua Lega, lo abbiano sconfessato appena 24 ore prima, difende il nuovo Patto di stabilità. Che è un inevitabile compromesso ma “è sicuramente un passo avanti”. “Certamente non risponde ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello ‘Lsd’, cioè lassismo, debito e sussidi”.
Scena muta di Giorgetti sulla crescita
Allora Giorgetti dovrebbe dire, ma non la fa, qual è la ricetta sua e del governo per rilanciare la crescita. Evidentemente non c’è, dal momento che da quando sono al governo le destre ci hanno condannati a un Pil dello zero virgola. E il Def, che il Parlamento ha approvato oggi, è vuoto col solo quadro tendenziale.
L’impresa di riportare i conti in ordine col nuovo Patto comporterà tagli pari a circa 10-12 miliardi di euro. A queste cifre dovranno aggiungersi le coperture per le politiche di bilancio, dalla conferma del taglio del cuneo agli interventi sull’Irpef. Si stima servano circa venti miliardi di euro. Ma le risorse scarseggiano e ne è prova anche l’ultimo tira e molla sul bonus tredicesima. Slittato con tutto il decreto che lo contiene a data da destinarsi.