Giorgio Napolitano, emerito e smemorato. Ora chiede di cambiare l’Italicum ma da presidente fece di tutto per non modificare il testo

In un'intervista a Repubblica, Napolitano chiede di modificare l'Italicum. Eppure da presidente respinse ogni modifica. Ecco tutte le sue dichiarazioni.

L’Italicum va cambiato: è ancora una volta Giorgio Napolitano, con un’intervista a Repubblica, a dettare la linea. In questo caso ergendosi a tutore di Matteo Renzi, al quale consiglia di prendere l’iniziativa. Esattamente come aveva fatto poco più di un mese fa sul Foglio. Insomma il presidente emerito (come ama farsi chiamare) torna a dare un’altra botta sperando che serva per convincere i partiti scettici nell’esigenza di cambiare l’Italicum. “Credo che il governo – ha detto Napolitano in un’intervista rilasciata a Mario Calabresi – debba definire il suo atteggiamento indipendentemente dall’attesa del pronunciamento della Consulta. Non basta però rendere ossequio al ruolo del Parlamento, dichiarando di essere disposti a tenere conto degli orientamenti che esso esprimerà. Dovrebbe essere interesse di Renzi promuovere una ricognizione tra le forze parlamentari per capire quale possa essere il terreno di incontro per apportare modifiche alla legge elettorale”. E questo perchè, se è vero che la legge elettorale col ballottaggio offre stabilità,  è pur vero che, aggiunge l’ex inquilino del Quirinale, “presenta non poche debolezze ai fini del governo effettivo del Paese, come ci dice quel che sta accadendo in Francia”.

TEMPI ANDATI – Sarebbe meglio ripiegare sul Mattarellum, secondo Napolitano.  O comunque, come detto, un sistema senza ballottaggio. Eppure nel maggio 2013 fu lo stesso Napolitano ad impegnarsi, con la forza della sua persuasione, a non far passare la mozione di Roberto Giachetti presentata alla Camera proprio per il Mattarellum, e che nel 2014 fece da “facilitatore” per arrivare alla legge attuale.

L’obiettivo di Napolitano era “tagliare le ali” e fare fuori i Cinque Stelle. Adesso che a rischiare di essere tagliato fuori è il centrodestra, mentre il M5S, secondo tutti i sondaggi, con questo sistema vincerebbe le elezioni, insiste per modificarla. Motivazione ufficiale? C’è il tripolarismo. Come se non fosse stata proprio la natura tripolare del sistema politico italiano a causare la “non vittoria” di Pier Luigi Bersani nel febbraio 2013.

Basta così? Certo no. Perché in difesa dell’Italicum parlò il 17 dicembre del 2014 nel suo ultimo discorso al Colle Giorgio Napolitano: “Non si può tornare indietro”. Posizione ribadita alla vigilia della direzione del Pd, nell’aprile 2015, dedicata proprio al voto sull’Italicum: “Non si può tornare indietro e disfare quello che è stato faticosamente costruito, elaborato e discusso in tutti questi mesi. Guai se si piomba in un ricominciamo da capo”.

IL REFERENDUM – Ma non basta. Perché nella sua intervista Giorgio Napolitano ha pensato bene di tirare anche la volata al sì. “Con quello che succede nel mondo e quello che ha sulle spalle l’Italia, è davvero surreale l’infuriare di una guerra sul referendum costituzionale”. Che aggiunge: “Credo si comprenda che mettere (alla cieca) a rischio la continuità e l’azione del governo oggi esponga il Paese a serie incognite in termini di convulsione politica e istituzionale. La riforma non è né di Renzi né di Napolitano, ma è quella su cui la maggioranza del Parlamento ha trovato l’intesa”. Napolitano parla di una sua “inquietudine profonda nel vedere così distruttivamente divisa la politica italiana, così poco presente il senso di responsabilità di fronte a problemi che gravano di molte incognite il futuro del Paese e delle sue giovani generazioni. Non vedo abbastanza respiro, capacità di elevarsi al di là di tante dispute estremizzate e di ritrovarsi in alcune grandi esigenze di impegno comune, come quella a cui ci ha richiamato tragicamente il recente terremoto”. L’ex Capo dello Stato nota ancora: “Vedo molte smemoratezze tra politici e tra studiosi che sembrano aver dimenticato tutto il lungo iter di riflessioni e di vani tentativi di rivedere la seconda parte della Costituzione. Peraltro oggi non si tratta solo, nel porvi mano, di recuperare un abnorme ritardo, ma di vedere come è ridotto il nostro quadro istituzionale per non averlo riformato prima. In particolare, come è stato mortificato il Parlamento, e stravolto il processo legislativo, da pesanti, croniche forzature. Questa riforma ne può consentire il superamento, e rappresenta oggi, specie per questo, una priorità e un’urgenza”.

Insomma, Napolitano continua a fare propaganda per il sì. E sull’Italicum intanto ha cambiato radicalmente idea. Ma si sa, la coerenza è una vetta inarrivabile per alcuni. Anche se emeriti.